venerdì 25 dicembre 2009

IperTessile o SuperTessitore?

Un* amic* di Fb e oltre. mi ha fatto un commento di complimento:
"difatti Ghersi è un ipertessitore, come dire, un tessitore super! "
Ne sono lusingato ma devo precisare: non confondiamo l'iper con il super!

I due già si distinguono benissimo alla Coop : il SUPER-mercato è un negozio PIU' grande che offre più merci diverse. L' IPER-mercato, o "centro commerciale", comprende altri negozi. OLTRE il suddetto super-mercato.
Mentre che invece. il povero Nietzsche, che di mestiere faceva il filologo (studiava il Senso delle Parole), ha subìto una grande confusione, Lui infatti, si inventò l' "über-mensch". Ma poi passò alla Storia per la dubbia sua teoria del "super-uomo": una specie di SuperMan... un SuperEroe nazista. Ma Nietzsche non ha scritto mai di SuperUomo, che andrebbe scritto in Tedesco: "Ober-mensch". Nietzsche invece, scriveva "über-mensch". Non mica con la o: con la ü impallinata ( ¨ dell'Umlaut, o Dièresi, che non so digitare, per la dovuta Maiuscola ai Sostantivi germanici).

Perciò l'über-mensch di Nietzsche non significa affatto "super-uomo". Non è affatto più grosso o più grande dell'uomo normale. Non lo supera in peso o in altezza. Però nel suo piccolo, esso supera i confini di religione, cultura e politica. Esattamente o meglio, dell'iper-mercato, che supera i limiti del super-mercato. Perché l'iper-mercato ha un certo spazio in più: ha il passeggio commerciale della galleria (vedi almeno: W. Benjamin ma oggi la chiamano ancora "galleria" ). Anche l'iper-umano di Nietzsche trova vari spazi in più, però non si vedono ai telegiornali.

Non ho studiato il Sànscrito ma soltanto un po' di Greco, Io qui direi che "ober" e "über" corrispondano a "hupò" e "hyper". "Hupò/ober" starebbe per "sopra" e di conseguenza "più grande" Si può dire un concetto verticale. "über/hyper" sta semplicemente "otre", senza pretese d'esser superiore. Si può dire un concetto orizzontale.

Insomma, L' "über/hyper" non si lascia limitare. L'Hyper dell'iper-testo è nell'acronimo di Internet al protocollo http//: "Hyper Text Transfert Protocol". L'iper-tessile è il network "hypertextile.net" . Però è sempre esistito, da quando la rete fu realmente tessuta ed essa non non era soltanto virtuale: nient'altro che la storia dell'Umanità. Nel bene e nel male, possibilmente oltre: "über/hyper" insomma.

Io ardisco definirmi "iper-tessitore" solo per suggerire de qualche umile esempio. Solo per questo, ho voluto precisare. In-oltre... già ne scrissi in Mirabilis Plexus Retiformis eccetera eccetera, perché l'argomento Iper è per foza illimitato...

martedì 22 dicembre 2009

un Tessuto di Luci


TRADUZIONE
Tessitore IperTessile presenta: "Textilight.2", un arazzo tessuto a mano, già in una Celebre Mostra Biennale Internazionale di Fiber Art (Chieri, 2002).
Autore: Luciano Ghersi. Anno:1999.
Tecnica: tessuto a tela. Materiali in Ordito: lana fatta a Nule, Sardegna (parzialmente divorata dalle tarme).
Materiali in Trama, reggetta da imballo ITIPACK, fatta nNord Est Italia (non divorata). Altri materiali in Trama: cordone di lucine, fatto in Rep. Pop. Conese (non bruciate).
Dimensioni: cm 40 x 70 + frange: cm 50 & 15.
Voltaggio 220/250.

IN VENDITA (rammendo incluso)

Colonna sonora:
Prats the Woblem: "Fill Up My Bathtub"

lunedì 14 dicembre 2009

La pazienza nel Tessere & nell'Arte in generale

Quando un membro qualsiasi della tribù Industriale Globale mi vede che tesso al telaio, pensa sovente "Che lavoro noioso!" e poi sempre mi dice "Certo, ci vuole tanta pazienza". Allora rispondo "Come a tutti lavori"... è una frase che ho imparata da un Anziano. Certe volte mi informo sul posto di lavoro del mio interlocutore... così scopre lui esso, che è assai più paziente di me.

Non mi ritengo un essere molto paziente... sono anzi, piuttosto irascibile. Non amo lavorare ripetitivamente, ma cerco di creare ogni possibile eccezione. Credo che Paganini intendesse questo, nella sua frase "Paganini non ripete". Lui non intendeva proprio "io non concedo bis" ma "lo suono sempre diversamente", perché lui s'inventava sempre qualche novità. Qui non occorre affatto essere dei geni, mi sembra un fatto comune e naturale: pure l'Evoluzione della Natura fa sempre differenze nella ripetizione, generazione dopo generazione.

Nell'Industria è diverso: con l'automazione, ogni prodotto nasce fatto in serie. Certamente, anche l'Industria fa progressi: si considera il Progresso per definizione! Se ne occupa la casta degli Specialisti, gli esperti scienziati... pure loro assai pazienti nei loro esperimenti.
Mentre invece il musicista, lo sportivo e l'artigiano hanno la facoltà di sperimentare in proprio. Perciò loro non si annoiano a ripetere esercizi, allenamenti e operazioni: in realtà li sviluppano, non li ripetono affatto.

"Non è il desiderio di essere famosi ma è l'abitudine ad esser laboriosi, ciò che crea le grandi opere"... questa la disse Proust. Qui non occorre affatto essere dei geni: è quello che fanno, o che facevano, tutti i bambini. Quando sembra che essi godano a ripetere identico sempre lo stesso gioco, essi stanno studiando e sperimentando. "Sono stato bambino, mi sono divertito e lo sono rimasto", questa la disse Pinot Gallizio, che era un artista situazionista.

E occorrerebbe includere gli artisti, in questa faccenda della "ripetizione differenziale". La chiamerei così, per il momento, anche se il termine non è originale. Credo che lo coniasse il filosofo Deleuze. Lo avevo pure letto e portato a degli esami... sinceramente, mi fu poco digeribile però poi mi dispiacque, quando lui si suicidò, nonostante la sua ottima carriera.

Io conosco vari artisti, grandi piccoli, ho bazzicato un pochino l'ambiente. Oggi potrei dividerli in tre categorie: gli artisti industriali, gli artisti artigianali e poi quelli che pendono di qua e di là. Gli artisti industriali progettano ed escogitano: come quegli Specialisti che sono addetti al progresso industriale. Fanno anche loro un lavoro di cervello e perciò, giustamente, anch'essi si considerano degli intellettuali. Essi poi, in qualche modo, realizzano le opere che avevano pensato a tavolino. Spesso ricorrono alle famigerate tecniche miste, però questi artisti non si interessano tanto alle tecniche, più di quant'esse gli possano premettere di realizzare il loro progettato.

Del resto, anche Leonardo dipinse un muro a olio, invece che a fresco, per la celebre Cena. Tecnicamente è un solenne fallimento, che i committenti frati non gli perdonarono.
Però il Da Vinci, non è un puro artista industriale... del resto, all'epoca, ciò era a pena consentito: si era allora all'albore della borghesia. Lui fu un'artista misto, della terza specie: un poco artigianale e un poco industriale e intellettuale. Leo infatti lascia scritte queste parole sante: "la natura è ripiena di ragioni che non furono mai nell'esperienza".

Prevaricando poco sulla citazione, Leonardo scriverebbe che la ragione è sempre figlia dell'esperienza e che da questa, c'è sempre da imparare, dunque occorre tenersi in contatto con la natura. Per l'artista, la natura non è solo quanto arriva sotto gli occhi e che magari, lui può rappresentare. Qui la natura è pure la materia, con cui lui l'artista dovrebbe fabbricare: pietra, creta, pigmenti (io direi anche fili). Qui paradossalmente, pure Michelangelo, sostiene che "la statua sta già dentro nel marmo" e lui ne cava soltanto il soprappiù... a colpi di scalpello, mica ancora col pantografo, che oggi segue i rilievi di un modellino, comodamente modellato a tavolino.

Ed ecco finalmente, l'artista artigianale, che invece sarebbe il più antico di tutti gli altri. Lui prima, non sapeva di essere un artista: fabbricava degli oggetti, con le mani, come tutti... non era un essere privilegiato. Possedeva certe tecniche, per operare con certi materiali, come a dire: ragioni e natura. Che zappasse la vigna o dipingesse, che tessesse, scolpisse o cucinasse... lui poteva trovare delle nuove ragioni con l'esperienza... e ne approfittava. E anche lo sfizio di certe bellezze... e ne approfittava sempre, se non c'erano padroni a disturbarlo. Ogni autentica bellezza nasce proprio così. Ogni cucciolo umano incominciò così. Perché non continuare? Per pagarsi l'automobile e andarci a lavorare?

domenica 13 dicembre 2009

Vendita ONLINE di beneficenza per la (mia) Facoltà di Tessere


Io, Luciano Ghersi, nel pieno possesso della facoltà di tessere, ho tessuto a mano queste sciarpe con un filo talmente sottile che, dentro ogni sciarpa, ci stanno 2 chilometri e 160 metri di filo... tutti passati per mie mie mani. Ne fui lieto come un ragno. :-)

"Nessun tessitore ardirebbe di ordire con un filo come questo! Esso va bene solo per le trame!" mi ha detto il signor Pucci, che è il babbo del filato. Infatti, qui si tratta di un mohair-bouclé-garzato: è un filato pelosissimo, che si intriga e si impiglia nel gioco dei licci. :-(

Io però ho ardito ordire tale ordito. Certo, talvolta capita un filo che si rompe o si interrompe. Non importa, anzi meglio: intanto che riparo, ne approfitto per lasciare una traccia con un filo di colore differente. Faccio come un tatuaggio nel corpo del tessuto. Questo è il segreto dei misteriosi segni che percorrono l'opera: sono le cicatrici della mia operazione. Proprio tribale, vero? :-D

Ciascun scialle misura cm 50 x 200, pesa soltanto gr. 240 e ovviamente, è un pezzo unico.
Chiedo soltanto € 60,00 + € 4,15 per la spedizione Raccomandata. :-0

Se vedi un pezzo che ti interessa, puoi inviami un messaggio o un Comento. Altrimenti, potresti condividere questo Link e/o segnalarlo. Grazie per il tuo sostegno alla (mia?) Facoltà di Tessere. ;-)

giovedì 3 dicembre 2009

Appunti e FOTO x Convegno Museale


La tessitura è molto importante, in tutta storia dell'umanità... io direi pure nell'attualità. il WWW di Internet è un immenso tessuto: "a World Wide Web". Passando al microcosmo, ciò è il nostro corpo mortale, già la medicina classica (e rinascimentale) discopriva nel cervello il Mirabilis Plexus Retiformis: "What a Wonderful Web"... WWW come sopra.
Gandhi disse che ogni "uomo" intelligente dovrebbe saper tessere... io direi: pure gli stupidi e i "diversamente abili". Il che non è impossibile, lo so per esperienza. Anch'io sono disabile ma, appunto e nonostante... sono pure un celebrato maestro per disabili!
La tessitura è un fattore essenziale per l'educazione. Ce lo diceva pure Rudolf Steiner... ma anche il popolo africano degli Ewe, i quali non si fidano di un Re, che non sia pure un bravo tessitore. Per gli Ewe non sarebbe questione di un "savoir faire", diplomatico e formale. E' piuttosto, questione concreta di "sapere-fare".
"Saper fare" è anche "far sapere" Ciò è: "costruire il sapere" e anche: "far sapere a chi non sa". Non è una impresa facile... però è gratificante, molto vicina al cuore della Creazione o, più semplicemente, della Evoluzione.
La tessitura si serve di strumenti, come tutte le arti concrete... ma arte astratta non può esistere affatto, se non mistificata per liturgia accademica, commerciale o burocratica.
La tessitura si serve di strumenti. Ciò è: di attrezzi tecnici, di oggetti materiali. Quali sarebbero gli strumenti adatti per l'educazione tessile? Quali invece, sarebbero strumenti diabolici, quelli imposti per mistificazione?
Proprio di questo, mi sto occupando da 15 anni. Ho lottato, ho goduto e sofferto di questo. Proprio di questo, vorrei relazionarVi. Per la prima e per forse, l'ultima volta... e per ciò, non mi resta che FaceBook :-)
http://www.facebook.com/album.php?aid=2043334&id=1468632502