mercoledì 27 febbraio 2008

Tessuti Saharawi



Dal DVD "Sostegno a favore del popolo Saharawi" di Jacopo Merlini. La voce fuori campo non è attendibile.

Arti Tessili ed Istituzioni

Arti Tessili ed Istituzioni
Lezione Magistrale con Messaggi e Citazione

Citazione
da Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov.

- Ma guarda! Nikanor Ivanovic! - urlò l'inatteso individuo con tremolante voce tenorile e, balzato in piedi, salutò il Presidente con una violenta e improvvisa stretta di mano. Questo saluto non rallegrò affatto Nikanor Ivanovic.
- Chiedo scusa - disse sospettoso - lei chi sarebbe? E' un pubblico ufficiale? -
- Suvvia, Nikanor Ivanovic! - esclamò con aria confidenziale lo sconosciuto. - Che significa ufficiale e non ufficiale? Tutto dipende dal punto di vista da cui si guarda l'oggetto; tutto ciò, Nikanor Ivanovic, è convenzionale e instabile. Oggi non sono un pubblico ufficiale, ma domani, guarda un po', lo divento! E capita anche il contrario, Nikanor Ivanovic, capita eccome!

Messaggio 1
Da: Luciano Ghersi
a: NN
Oggetto: Intervento a Convegno sulla didattica innovativa dell'arte tessile / fiber art
Data: 26 luglio 2007
Car* NN,
come ti dissi in Fondazione Lisio, propongo un mio intervento al Vs. Convegno. Le mie esperienze didattiche di arte tessile in ambito scolastico si sono svolte all'ISA G. De Fabris di Nove (VI), all'ISA Petrocchi di Pistoia, a Extempore 2002 Simposio Internazionale delle Accademie di Belle Arti di Suvereto (LI), nel corso aggiornamento alle insegnanti elementari di Venturina (LI), poi tengo i corsi di arte tessile africana in Fondazione Lisio di Firenze.
In ambito extra scolastico, tengo abitualmente i corsi di Tessere Liberi al CPA Firenze Sud. Ho insegnato pure tessitura e arti tessimili per 7 anni in centri per Disabili ma presumo che ciò non rientri nel normale ambito didattico, trattandosi di persone fuori norma.
Poi ho insegnato arazzo e tessitura creativa in vari centri Indiani di artigianato e tra i profughi Saharawi. Infine, ho coinvolto centiaia di persone in BAETAM (Botteghe di Arte Estemporanea sulla Tessitura a Mano) e in Cantieri di Arte Pubblica, tutti progetti finalizzati alla tessitura di abbigliamento urbano monumentale.
Il mio metodo didattico è eminentemente pratico-esplorativo perché ritengo sterile una progettazione che non scaturisca dall'esperienza tessile. Per questo, ho realizzato appositamente speciali telai e altri vari attrezzi tessili. Ho anche scritto e persino pubblicato vari saggi in proposito. Ultimamente ho fondato la Facoltà di Tessere nello SPAT, Scuola Palestra di Arti tessili di Porchiano del Monte.
Ti risparmio il mio curriculum strettamente artistico ma se vuoi, posso allegarlo in seguito, insieme a una versione più dettagliata della presente candidatura a relatore.
LG

Messaggio 2
Da: NN
A: Luciano Ghersi
Oggetto: Re: Intervento a Convegno sulla didattica innovativa dell'arte tessile / fiber art
Data: 31 luglio 2007
Caro Luciano,
ho presentato la tua proposta al Comitato Scientifico dell'Associazione che cura le iniziative e il Convegno del prossimo Aprile 2008.
Assieme agli altri Componenti del Comitato, abbiamo convenuto che il tuo percorso e la tua esperienza, singolare e interessante, non rientra in un ambito istituzionale e, dato che il confronto avverrà tra Scuole europee rappresentate da docenti istituzionalizzati, siamo spiacenti di non poter accettare la proposta di un tuo intervento.
Data la specificità delle tue iniziative, avremo senz'altro l'opportunità di collaborare in altre occasioni.
Ti ringrazio per l'attenzione e caramente saluto.
NN

Messaggio 3Da: Luciano Ghersi
a: NN
Oggetto: Re: Re: Intervento a Convegno sulla didattica innovativa dell'arte tessile / fiber art
Data: 31 luglio 2007
Car* NN,
sono più che lusingato che il Comitato Scientifico si sia occupato così celermente del mio caso. Ora capisco l'intento del Convegno e l'esclusione mi sembra ragionevole. Ma allora chiamatelo appunto:
"Convegno sulla didattica ISTITUZIONALE innovativa dell'arte tessile".
Altrimenti gli ingenui si sbagliano e credono che vi occupiate di didattica in senso universale...
Sarebbe propaganda ingannevole, o no?
LG


Lezione Magistrale (papale papale)

Chi non s'intende troppo di arti tessili, si stupisce della nostra trovata di collegare il nome accademico di "Facoltà" a un artigianato arcaico come la tessitura. Si stupirebbe meno, se venisse a sapere che le arti tessili sono realmente materia di studio in varie Università. Comunque sia, la sedicente Facoltà di Tessere non è affatto una istituzione universitaria. Può anche darsi che essa diventi addirittura una FONDAZIONE ma per il momento, non ha alcuna veste istituzionale: non ha l'abito scuro né la cravatta. Qui ci starebbe pure quella vecchia storia dei due tessitori, che fanno indossare un abito invisibile all'istituzione suprema: al Re, che poi, in effetti, si mostra nudo al popolo. Così tutti si buttano a ridere: "il Re è nudo, ah ah ah!" rideva il popolo.

Fatto sta che che, per ora, la nostra Facoltà è priva di veste istituzionale. è stata esclusa dal prossimo "Convegno sulla didattica ISTITUZIONALE innovativa dell'arte tessile", come si legge nei messaggi qui sopra. D'accordo e pazienza: la facoltà "di tessere", come quelle "di intendere e di volere", può manifestarsi ed esercitarsi anche senza convegni e istituzioni. Peccato piuttosto, per tutti quei poveri allievi, attirati al convegno (internazionale) in caccia di "arte" o di "crediti di formazione". Poveri giovani privi di bussola! Forse era meglio che si dessero all'arte, o che pure s'impiegassero in Comune. Non è escluso che infine, qualcuno ci arrivi, esibendo i suoi "crediti di formazione nelle arti tessili". Beninteso: con i dovuti appoggi, se no oggi, in Comune, ci entrerebbero tutti, perché il credito è molto inflazionato e soprattutto, quello formativo, che ha fin troppi istituti di emissione. Troppi poveri giovani, ciò, non capiscono. Né si può dire che non sia colpa loro: ma non hanno altro da fare nella vita, che cercarsi un impiego? Perciò forse, ben gli sta. Così imparino, i giovani, se possono... però non a scuola.

La facoltà di tessere è sempre stata informale, già dall'origine: dall'epoca neolitica. Allora i Comuni non esistevano e, tanto meno, le Università: l'anarchia con l'ignoranza regnavano sovrane (tra parentesi: era una bellezza!). Forse per questo, la didattica del tessere non ha oggi, molto accesso alle scuole: è un insegnamento tradizionale, che si trasmette soprattutto con l'esempio, piuttosto che in tot ore di lezioni frontali (quamvis a tergo, contra naturam?). Dispiace per i tristi e queitriti profezzori (e, nella fattispecie, per le profezzorezze) di tessitura, ma questa è l'allegra realtà.

Quanto a tutte le celebri rinascite delle più celebri tradizioni tessili: queste ebbero sempre delle origini infami. Si trattò innanzi tutto, di origini aristocratiche, dovute (francamente) a neo-contesse. Tutte queste neo-contesse furono, da miss, delle ricche fanciulle nord-americane. Erano tutte fanciulle volgarissime, senz'altra nobiltà che di denaro. Sfarfallarono in Italia e qui ci si accasavano, con certi aristocratici spiantati di antica nobiltà. Spiantati sì, ma ancora provvisti di un residuo patrimonio feudale di ville e castelli. Le neo-ladies, le loro neo-contesse, allora si diedero subito molto da fare, secondo il loro pragmatismo anglosassone, mentre gli sposi giocavano a carte per giocarsi anche l'ultimo castello. Le Spose si intestarono le meglio prtoprietà, dal punto di vista storico-artistico. Non glie ne fregava nulla del valore immobiliare. Oppure sì? Ci avevan già pensatò?

Poi si diedero ai sollazzi con giudizio.non c'era molo altro da fare che arredare e tappezzare ville e castelli dove poi invitare ai té... chi? sapevano loro. Così le neo-contesse, figlie di petrolieri della California, o di cercatori d' oro del Klondike,
andavano in caccia di quegli antichi e splendidi corredi che i loro villani (o mezzadri) purtroppo non tessevano più. Che decadenza: niente più tendine, né gli asciugabidè per gli ospiti, neppure le tovaglie da altare con le trame operate, con le trine finemente traforate! Per fortuna però, le neo-contesse si rivolsero ai neo-esperti, che gli fornirono tutti i disegni, certo ispirandosi alla tradizione ma certamente, con poca competenenza. Sicché poi, quelle loro infedeli mezzadre: tutte di nuovo giù a tessere, come una volta, forse a salario più ragionevole però non è certo. Comunque certo, fu il valore culturale dell'impresa. E infatti, se ne trovano esemplari in fior di musei, non ancora sostenuti dall'Unesco come patrimoni dell'umanità ma, per lo meno, dalla Comunità Europea. Si stampano libri e cataloghi, con fior di neo-esperti a classificare gli spregevoli falsi di un'arte, che è degenerata due volte: nel suo spregevole originale e nella sua ancora più spregevole copia, accademica e raffazzonata. "Noblesse oblige", si diceva una volta però si fa ancora, perché? Si può anche capire l'Esperto moderno, che altrimenti sarebbe disoccupato, e anche il Politico a caccia di prestigio culturale... ma tutti gli altri (per non dire il Popolo), che cosa ci guadagnano?

Altre rinascite delle arti tessili hanno un'origine piuttosto borghese. Altrove, occorrevano tessuti nazionali per dare senso e lustro ai neonati stati nazionali: "Noblesse oblige" non solamente i Nobili, obbliga anche la Borghesia. E qui ancora, spuntano altri Esperti, per disegnare altre tradizioni. E giù ancora: altri proletari a tessere altri, presunti, antichi disegni. Ma anche questi Esperti sapevano tessere, o ricamare? E poi, dove cercavano l'antica tradizione? Il popolo, purtroppo non sa conservare nulla. O meglio: il volgo non conserva i suoi oggetti: tutto consuma e tutto ricicla, poi infine ricrea. Ma non c'è da fidarsi del volgo: magari ardiranno di inventarsi qualche nuova creazione. Ma allora sarebbe Progresso e non sarebbe più Tradizione, che questa dev'essere antica e immutabile. "Tradizionale" è assolutamente Altro: è il consumo più perverso e prelibato per la modernità. Ci si diletta, l' Omo moderno, di antiquariato. E investe in collezioni di ogni specie in via di estinzione. Meglio ancora se estinta, perché vale di più.

Ma ritorniamo a quei tempi eroici della Borghesia, che s' inventava gli Stati Nazionali. Per quanto riguarda la tessitura, in assenza di antichi reperti, gli Esperti andarono a cercare la tradizione popolare autentica dentro i soliti mobili dei Nobili o dentro i soliti armadi delle sacristie. Cioè, presso gli eredi dei Conservatori più accreditati: gente che ha roba, che sa come tenerla e che sa come lasciarla ai suoi posteri, insomma agli eredi. Spuntò un altro patrimonio culturale: tutta roba, senz'altro, prodotta dal popolo... ma non per il popolo: per i signori. Eppure questa roba fu spacciata come l'autentico spirito del popolo. Breve è il passo dal popolo all'oppio e ai suoi spacciatori ma insomma, il popolo se ne ne fregò. Non avevano più tempo per tessere a mano: già andavano in fabbrica e perciò si vestivano allo spaccio aziendale. La tessitura diventò un passatempo per signore borghesi, che così diventarono le nuove custodi dell'autentico spirito della nazione. Naturalmente tessevano dei falsi, escogitati dai loro Esperti. Sono i falsi che oggi, si studiano in tutte le scuole di tessitura.

A proposito dei falsi, la Facoltà di Tessere è in possesso degli autentici diagrammi di vari tessuti popolari toscani. Ma più in generale, diremmo: indo-europei (e se ne riparla quando vi pare). I diagrammi dei nostri tessuti tosco-indo-europei sono come spartiti musicali con i fili al posto delle note. La tessitrice tosco-indo-europea scarabocchiava i suoi diagrammi su certa cartaccia marrone per alimenti, che era l'unica carta a sua disposizione. Si sottoposero questi diagrammi a un'Esperta, per un'eventuale pubblicazione. L'Esperta li dichiara INACCETTABILI e così, li traduce sistematicamente in una versione ACCETTABILE dalle Scuole Nazionali di Tessitura Tradizionale. Eh sì, perché lì, altri Esperti, avevano introdotto certe nuove attrezzature per la tessitura a mano, insomma: certi nuovi telai, da loro escogitati, ma che il popolo ignorante non si era mai sognati. Che fa il popolo? Sogna? No: Canta! E al ritmo del suo canto, muoveva i suoi piedi: per danzare o per tessere al telaio. Così, si comandavano i fili coi pedali. Così, nacquero i disegni che intrigano gli Esperti ma gli Esperti non cantano: misurano. E certo, loro misurano meglio del popolo, che dà misure sempre INACCETTABILI. Insomma poi, non si pubblicò più niente, di quei diagrammi stupefacenti. Ma troppo volgari. Viene da ridere, a ripensarci: ma, già vent'anni prima dell'incontro con l'Esperta, quei diagrammi si erano esibiti in una Mostra dal titolo: TESSUTI INVISIBILI.

Però il mondo va avanti, insomma progredisce: dopo il dominio nobile e quello borghese, si affermò finalmente la burocrazia. E anche lei fa rinascere il tessile... ovviamente, in maniera burocratica. Sempre di più, si afferma anche la Scienza, però non vedi stracci nei Musei, a meno che non siano riesumati da antichissime tombe. Ma già allora, quelle le tombe, chi mai se l'era potute permettere? Le pompe funebri ammettevano gli schiavi solo dopo che li avessero scannati, per consacrarli al perpetuo servizio del nobile estinto. Meglio nudi, gli schiavi, comunque, piuttosto che abbigliati nei soliti stracci bisunti, e la Storia ci insegna anche questo. Però noi di rado, ascoltiamo e guardiamo, tocchiamo e fiutiamo la Storia. Noi oggi al massimo, ce la leggiamo, senza accorgerci che se una Storia è scritta, non può essere l'opera di un'analfabeta. Come, ad esempio, quei rozzi analfabeti che ancora oggi s'inventano i più stupendi e complessi tessuti. Chi avrebbe mai l'ardire di invitarli in qualche "convegno internazionale" sulla didattica ISTITUZIONALE innovativa dell'arte tessile? Eppure quei rozzi, insegnano ancor oggi, senza dare lezioni. Che vergogna... non c'è più Istituzione!

Non importa: è passato tanto tempo, oggi gli schiavi non esistono più, a parte deprecabili eccezioni. Comunque sia, non li si seppellisce più, tutti nudi nelle tombe dei padroni. Quanto ai poveri e ai veri Maestri tessili, più o meno analfabeti ancora oggi, si può anche procurargli un domatore, e persino un passaporto con il visto, per poi esibirli in qualche altro convegno (non quello di cui sopra, che non arriva a tanto). Agli Atti dei Convegni, poi risulta il domatore, mentre il nome del povero e vero Maestro sprofonda nell'oblio, insieme, occorre dirlo, con tutti gli altri Atti del Convegno. Ma non importa, come insegna Aristotele: altro è l'Atto e altro è la Potenza: nessuno legge l'Atto, che però, in Potenza, esiste... e fa curriculum, come si suol dire. Naturalmente, con i dovuti appoggi.

Questa è Hollywood, baby, non puoi farci nulla: al nostro Convegno c'era il Ministro o un Sottosegretario, insomma il Sindaco o forse un Assessore, così siamo passati sul TG regiornale. Poi c'era il Curatore di un grande museo, un grande Critico e un grande Fratello. "Repubblica Cosmetici" ci ha fatto un trafiletto, ne ha parlato persino "Il Manifesto" nel prestigioso inserto culturale... Perché quest'arte tessile è, insomma,di sinistra: ha un origine realmente popolare. Oltre alla nikkia dove ci si konta, ci dedica un articolo persino "L'Avvenire", che è l'organo dei vescovi, sensibilissimo ai paramenti sacri. Così abbiamo una ricchissima rassegna stampa. Faremo un pesantissimo dossier di fotocopie: tutto fa legna, forse farà fuoco. Si vedrà poi, chi si potrà scaldare.

Anche grazie ai Convegni, pubblici o segreti, si lanciano progetti ed istituzioni per qualsiasi cosa... persino per insegnare le arti tessili al popolo, che ne ha tanto bisogno, non tanto di arti tessili ma quanto di imparare. C'è infatti un diritto-dovere allo studio. E' il diritto-dovere inesausto e infinito alla cosiddetta formazione permanente. Lo si può ben capire: teoricamente, sappiamo già tutto ma praticamente, non sappiamo più nulla. E dunque oggi, quasi nessuno si oppone all'accanimento didattico. D'altra parte, sembra quasi proibita ogni altra trasmissione del sapere che non rientri in un modulo scolastico. Qui ci si potrebbe forse appellare all'Articolo 8 nella Costituzione della vigente Repubblica Italiana: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento". Ma pure quest'Articolo 8, pare ora, che lo vogliano abrogare. Sarà d'accordo pure il Vaticano, che storicamente ha fondato
tante antichissime Università.

LG. 24 Feb 08

mercoledì 20 febbraio 2008

Telaio Finto e Telaio Vero



Telaio Finto

Questo piccolo telaio è un cimelio storico, potrà avere pure un secolo. Ce n'è un esempio analogo al museo tessile di Leumann. Questo invece, proviene dell'antica abitazione di un docente in Accademia delle Belle Arti.
Il telaio ha una targhetta che recita: "Telaio RUGS brevettato. Manifattuta Piana Biella Chiavazza". Rugs è in Inglese il plurale di che, significa: "tappeto". In Italiano, vorrebbe quasi dire: "telaio per tappeti" Ovviamente, il nostro Rugs non è un vero telaio da tappeti, né tradizionale né professionale.
Sulla targhetta, c'è pure l'immagine di un'Olandesina, che sarebbe anche il logo di una storica marca di lane per maglieria. In generale, i filati per maglieria, sono molto poco adatti per tessere tappeti. Ciò confermerebbe l'attribuzione spuria del nome Rugs (ovvero: tappeti).
Rugs è piuttosto un telaio didattico-amatoriale da tavolo, non troppo ingombrante ma troppo ingegnoso. In seguito ai dovuti esperimenti di routine, si può affermare che i raffinati congegni di Rugs vanno a discapito della funzionalità. Insomma: Rugs non è troppo "user friendly" (favorevole dell'utente).
Nel restauro funzionale di questo esemplare, già occorse un lavoro da fabbro solo per sostituirgli un Cane: il ferretto che arpiona il subbio d'ordito. Immaginarsi, quanto più lavoro occorso se, al posto dei un semplice Cane, si guastasse un elemento nel congegno a molla che frena l'ordito, o nel complesso meccanismo di licci a comando laterale.
Il comando laterale è un ritrovato tipico dei telai didattici, che hanno infestato gli Istituti scolastici del '900. La storia millenaria della tessitura, nei suoi più recenti ed infami capitoll, presenta vari ignominiosi esempi di telai didattico-amatoriali, escogitati ed imposti da Ingegneri o Professori, piuttosto digiuni di esperienze concrete nel tessere.
Oltre a quegli illustri Professori dominanti, qualche artigiano c'era sì, negli ISA (Istituti d'arte) o negli ITI (Istituti Tecnici Industriali). Ma l'artigiano era assunto soltanto nel ruolo di Tecnico: subordinato, cioè, al Docente Dominante. A quei tecnici, gente senza laurea né diploma, non si affidava certo l'incarico di attrezzare i laboratori. Tanto meno, dovevano insegnare la teoria del progetto o la pratica della sua esecuzioe: a loro spettava di montare gli orditi e di risolvere ogni impiccio pratico.

Telaio Vero
Il restauro la sperimentazione del telaio Rugs in Facoltà di Tessere, curiosamente, coincide con nostro progetto "Telaio Vero", che è quanto più semplice e funzionale possibile. Capita spesso che la ricerca della semplicità e funzionalità riporti a soluzioni ancestrali. Telaio Vero infatti, ricalca gli antichi modelli di telai da tappeti. Naturalmente, è in scala ridotta per esigenze didattiche. Poi, il vispo studente potrà costruirsi agevolmente un telaio più grande anche senza ricorrere a un falegname ma riciclando, ad esempio, il telaio di un letto o un appendiabiti.

LG

venerdì 15 febbraio 2008

Il Filo nella Pietra di Porchiano

Il Filo nella Pietra

l'evoluzione tessile scolpita nella pietra
2a Lezione Magistrale


La più segreta essenza di Porchiano può disvelarsi solo poco a poco, specialmente a chi arriva da fuori e qui non ha neppure i genitori. E' il mio caso lo ammetto ma nessuno è perfetto. E comunque, non è facile comprendere un paese che sta qui qui da un millennio o forse due. Certo, in paese, c'è molto moderno però predomina la roba antica... e a volte ricompare all'improvviso: come avvenne alla chiesa di San Simeone (non di Santa Cristina, che rimane appartata fuori porta, per motivi da chiarire in 'altra storia).

Insomma, alla scala per San Simeone, sopra una pietra del primo gradino, si vedeva scolpita una spirale. Chi l'ha scolpita? Proprio non si sa: sarà vissuto mille anni fa, anzi di certo, pure molto prima. Perché la chiesa di San Simeone si attesta da appena mille anni, ma quella pietra fu scolpita prima e certamente non per questa scala: è chiaro che è una pietra di recupero. Avete presente la spirale scolpita? Rammentate se evolve verso destra oppure se evolve verso sinistra? Fateci caso, non è una sciocchezza, perché chi l'ha scolpita non scelse un verso a caso, Destra o sinistra? Se ne riparla oltre.

Poi, dopo qualche annetto o secoletto, il parroco decide di rifar su la scala perché i fedeli anziani faticano a montarci. Cioè per rispetto della maggioranza, perché in Porchiano c'è più pochi giovani e che nemmeno tutti vanno in chiesa. Insomma, arrivano i muratori e, come rovesciano il primo gradino, appare finalmente la realtà, che prima era nascosta sotto terra. Salta fuori un'altra faccia della pietra e, di fianco alla spirale, appare un cornicione. Perciò, se ha le due facce lavorate a vista, la pietra, prima, era pietra angolare.

Povera pietra, fa quasi pietà: prima era al top, su un cornicione a livello del tetto... dopo finì sotto i piedi di tutti, proprio giù in fondo al nuovo fabbricato. Adesso almeno, è salita di grado: sta al quinto scalino, è già qualcosa. Ma il fabbricato che dominava prima, chi lo avrà mai costruito e perché? Certo, era qualche edificio importante. Allora, l'edilizia non era come oggi: scalpellavano ogni pietra a mano e non avevan mica tante gru, per metterle su. Costruirlo a quel tempo, quel tempio, sarà anche stato un lavoro di anni, poi avrà funzionato per dei secoli... eppure ci se n'è dimenticati. E poi ancora, fatto il suo bel tempo, quel vecchio tempio, chi lo avrà demolito? E perché? Ci sono storie che non si registrano. Invece da oggi, resterà su Internet che è stato Don Mario a rifare la scala, riciclando un'altra volta la materia delle pietre, insieme con lo spirito dei segni che ci restano incisi.

Torniamo alla pietra con la spirale incisa e che è forse, a suo modo, una registrazione. Sopra i dentelli dell'ex cornicione, sta filettato un cordone ritorto. Anche qui. nel cordone scolpito, si verifichi il verso della torsione: questo gira al contrario di quella spirale che decora la faccia oltre lo spigolo. Gli Antichi non studiavano le scienze: si limitavano ad osservare, poi a ripetere e sperimentare. Erano insomma dei veri scienziati senza avere studiato. Del resto, non avevano un libro, nemmeno la Bibbia: non sapevano leggere. Comunque, avevano certe loro idee, non tante come noi, però più chiare ma non le esprimevano direttamente. Sicché, che cosa mai voleva dire, lo scalpellino, in quella sua maniera di girare al incontrario spirale e cordone? Qui il mistico si accomodi, che può discorrerci fino a domani di simboli arcani.

Però, siccome all'epoca filavano, anche i fusi li giravano in due versi. Quest'astuzia è antichissima davvero: secondo gli Archeologi, discende dal Neolitico... e da un motivo tecnico preciso, aggiungono i Tecnologi: filando e ritorcendo nei due versi, si tessono pure dei migliori tessuti, ciò che i Neolitici sapevano già. Ora guardate un Filo di profilo, un Filo qualsiasi: sarà sempre torto, in un verso o in quell'altro. Altrimenti non sarebbe neanche un Filo ma solo un flusso di fibre incoerenti: è ciò che, i Tecnologi, chiamano "Tops"e che, poi torcendolo, diventerà Filo.

Dunque guardando un filo di profilo, la torsione delinea una linea diagonale. Se questa linea pende verso destra come nel corpo di una lettera Z, allora si dirà "torsione Zeta". Se quella linea penderà a sinistra come la curva al centro di una S, allora si dirà "torsione Esse". Siccome i Preistorici non sapevano scrivere, non hanno mai usato questi termini: che ne sapevano, quelli analfabeti, della lettera Zeta? Non sapevano neanche l'ABC! Così a quella torsione, le avranno messo un nome riferito magari ai piselli, o a una qualche altra pianta rampicante: crescono tutte torcendosi in Zeta. Così pure, fanno pure tutte le conchiglie, e tutta la Natura cresce in Zeta, salvo la rara eccezione dell'uomo, che qui si inventò la sua crescita in Esse. Alcuni dicono: "Non c'è evoluzione" ma l'umile chiocciola fa già evoluzione.

L'Homo ha voluto poi, fare a suo verso e si inventò la torsione Esse, che non esisteva affatto in natura. Ora, in quell'epoca non c'era scienziati, perciò le invenzioni, si facevano a mano. Tutto sommato, fu un gesto molto semplice: bastava attorcigliare la lana o la canapa strofinando le dita nel verso contrario. Però questo verso è un po' controverso, diciamo pure che è contro natura: nasce da un gesto di pura cultura. Chissà come lo chiamarono gli Antichi?

Tornando sule scale della chiesa di Porchiano, la torsione Zeta (della Natura) e la torsione S (umana invenzione), stanno scolpite sopra le due facce della medesima pietra angolare. Un lato della pietra va in un versoe il suo contiguo se ne va per quell'altro. Fu un nobile esempio di tolleranza? O di equilibrio fra differenti istanze: fra natura-natura e natura-cultura, nell'antico conflitto che perdura dalla Genesi almeno fino a Freud?
Gli Antichi che scolpirono, avevano anche idee, non tante come noi, però più chiare. Le esprimevano a mano ma non direttamente. Perciò solo con le mani, si può imparare a leggerli. Perciò si esorti il popolo a tessere e filare, non come altri esortano alla Storia. La Storia infatti, è fatta di guerre e poi di rituali corone ai Caduti, sotto al giovane obelisco in Porchiano, che già si atteggia a monumento storico, tra milioni di pietre più vecchie di lui, che si trattengono a stento dal ridere.

LG 2-07

lunedì 11 febbraio 2008

mini-tessile, papale-papale



Lezione magistrale (papale papale) sul mini-tessile

Sembra chiaro il concetto: il "mini-tessile" è una piccola opera di arte tessile, che misura, in teoria, 20 x 20 centimetri. Non va confusa affatto coi campioni di tessuto, che sono umili esperimenti, fatti in vista di un lavoro più grande. Il mini-tessile invece, avrebbe un suo fine artistico in sé: così come un fazzoletto non è affatto un campione di lenzuolo ma ha già la sua specifica forma e funzione,

Questa definizione del mini-tessile è, in teoria, molto precisa ma di preciso, in pratica, ha solo le misure... che poi non si rispettano neppure. Misure a parte, resta molta incertezza sulle definizioni di "opera d'arte" e di "arte tessile". Ciò non importa: si fanno tante mostre piene di mini-tessili. Questi hanno, in sostanza, un formato assai comodo da inviarli per posta, quasi come la Mail Art.

Chi spedisce un mini-tessile alla mostra, è sicuro di avere creato una "opera d'arte" e anche di essere un "artista tessile". Infatti avrà sua foto, e nome, nel catalogo, di cui riceve copia, inclusa nelle spese di iscrizione. Perciò non è difficile farsi artista tessile: al limite, basterà modellare un obbrobrio con la pasta di sale... sì: proprio come fanno i bambini all'asilo, che però son più bravi. Si veda "mini-tessile in pasta di sale", esposto a una storica mostra comasca (per creanza si omettono titolo, autore dell'opera e anche il nome della storica mostra). Arte a parte, qui è inutile chiedersi se la pasta di sale sia tessile o no, visto che l'arte tessile non si vincola tecniche precise (altro concetto perfettamente chiaro).

Ci sono anche mostre di mini-tessili più selettive. Qui non basta più pagare un biglietto d'iscrizione: ci si partecipa solo per invito. Di solito, invitano gli amici e qualche artista famosi, sperando di farselo amico. E qui molto si deve perdonare, agli artisti famosi e agli amici. Perciò, una mostra a invito non esporrà per forza, opere migliori di quell'altre nelle mostre a pagamento.

Ci sono anche mostre più selettive: con un'apposita giuria che decide quale lavoro sia degno di essere ammesso. Però nemmeno qui, puoi mai essere sicuro che poi ti mostrino opere migliori? Chi potrebbe fidarsi del gusto di queste giurie, dove votano pure gli Assessori o i Professori e Critici d'arte? Questi forse, s'intendono di pittura o scultura ma dicendo che si mostra arte tessile, questa arte sarebbe un'altra cosa, rispetto a pittura e scultura. Altrimenti, perché fare differenze? Be', avranno dei motivi, seppure non estetici, tra le azioniste delle quote rosa negli enti accademici e locali... Insomma, mi pare che il concetto sia chiaro.

Io, da umile maschio, senza cariche accademiche o locali, ho pure organizzato qualche mostra di mini-tessili, però non mi facevo pagare da nessuno. E non ero neppure selettivo: tutti amici, tutti quanti su Internet! C'era la bolla dell'economia virtuale e io curavo gratis delle mostre virtuali: mettevo solo le foto su Internet, e mi sembrava meglio di un catalogo: infatti magari, ci cliccava qualcuno. Certo, su Internet, oltre al catalogo, mancava il contorno dei biglietti d'invito, stampati a colori su cartoncino, l'inaugurazione con Critico d'arte e ricco buffet... però nulla è perfetto e tutto fa curriculum. Insomma, mi pare che il concetto sia chiaro.

Tra quelle mostre virtuali su Internet, ho anche fatto una grande esposizione di cento mini-tessili africani. Ma siccome questi artisti erano negri e, peggio ancora: artigiani, non li ha apprezzati troppo quell'UNESCO, che li eppure già li aveva dichiarati "tesoro culturale dell'umanità". Avevo fatto concorrenza all'UNESCO, che poi mi ha solo offerto solo un pranzo di aragoste (pari al reddito annuo di un artista tessile negro) ma non ha ancora fatto il suo museo del tesoro. Insomma, mi pare che il concetto sia chiaro.

Io stesso, ho anche tessuto vari mini-tessili. Soprattutto perché li esigeva un mio gallerista, che se li incorniciava sotto vetro e, quando li vendeva, mi dava qualche soldo. Non li chiamava neanche mini-tessili ma: "opere di arte contemporanea in piccolo formato". Le vendeva a certi suoi collezionisti da mini-appartamento, che non avevan muri e soldi sufficienti, per permettersi opere più grandi. Eppure nel suo piccolo, è una nicchia che spende volentieri. Io che potevo farci? Dovevo pur campare e, fosse pure in piccolo, dovevo pure tessere... finché un bel giorno, uno Stato, una Chiesa o una Banca, non mi avessero ordinato un bel pezzo gigantesco. Come dire che anche l'arte va incontro a compromessi. Insomma, mi pare che il concetto sia chiaro.

Ho appena fatto altri mini-tessili, per la Mostra Triennale di Tournai, che è un posto in Belgio di tradizioni tessili, con un grande museo. Non per vantarmi ma qui dovrei aggiungere che i Belgi, prima, hanno scelto esporre certi miei maxi-tessili: certi invendibili capolavori che utilizzavo come materasso, con la scusa di renderli più antichi e pregiati: nei tessili e nei mobili, un pezzo usato è autentico, guai a togliergli la patina di sudicio!
Insomma quelli in Belgio, hanno voluto proprio i pezzi grossi... sicché mi toccherà di dormire sul duro, quando li mando a quella esposizione. Pagheranno in compenso, le spese di spedizione... e non sono uno scherzo per quel mezzo quintale, che se ne va nel Belgio da Porchiano.

Inoltre, poi dal Belgio, mi hanno scritto: "Hai anche pezzi piccoli, sul tipo di quei grossi, magari incorniciati sotto vetro?" Siccome erano davvero gentili nel prendersi carico dei grandi invendibili, ho fatto un po' il difficile soltanto per il vetro, sapendo i prezzi dei corniciai. Mi hanno risposto: "Ok, senza vetro.". Così gli ho fatto apposta questi mini-tessili... e mi ci sono pure appassionato. E' quasi come scrivere messaggi SMS al posto di epistole lunghissime, oppure dei sonetti invece che poemi: è comunque poesia o letteratura... ma la prima lingua "scritta" fu la tessitura,

In sostanza, ho tessuto dei brandelli di stoffa, come già fatto in quei miei grossi tappeti o chiamiamoli arazzi, per nobilitarli. Possono fare un effetto di avanguardia, di arte moderna del riciclaggio ma, in fondo, la tecnica è tradizionale: è una tessitura a mano millenaria, in cui lo straccio si è sempre riciclato. Però lo straccio odierno è più moderno: oggi risulta da stoffe stampate, sintetiche o jeans. Ah sì: ho pure infilato nel telaio delle sottili strisce di pelliccia e dei vecchi legacci di plastica per le presse di fieno, già che li avevo a portata di mano. Non ci ho quasi disegnato neppure una figura, sebbene lo sapessi anche bene fare. Così l'effetto è piuttosto informale, mi pare che un disegno avrebbe disturbato. Insomma, mi pare che il concetto sia chiaro. Dico il concetto di mini-tessile e molti altri, che ruotano intorno.
LG



giovedì 7 febbraio 2008

Il Palio di Porchiano in Europa

Il Palio di Porchiano in Europa
Il Palio di Porchiano sarà esposto alla 6a Triennale Internazionale degli Arazzi e delle Arti Tessili di Tournai (Belgio).

La città di Tournai è, fin dal Medio Evo, un celebre centro dell'arazzeria. E' oggi sede di un importante museo della tessitura e ospita anche una esposizione triennale alle arti tessili contemporanee. La prossima edizione di questa triennale (13 giugno - 31 agosto 2008) include anche il Palio di Porchiano, che già è stato esposto qui in paese nel "Presepe più Vivente" dell'anno scorso.

Va notato che il Palio non è il capolavoro individuale di un maestro ma è stato tessuto a Porchiano da un gruppo di assoluti principianti in tessitura (disabili e anche abili), nei laboratori del CIRP, Centro Integrazione Riabilitazione Porchianese. Il Palio misura 2 metri x 2 ed è tutto tessuto con plastica recuperata ai cassonetti differenziati della Coop di Amelia.

La Triennale di Tournai ospiterà anche altri lavori, realizzati da me individualmente, in Facoltà di Tessere a Porchiano del Monte: il "Tappeto di Porchiano", tessuto all'aperto nell'orto sulle mura (estate 2006) e anche vari "Re-Jeans", gli scendi-bagno in jeans di recupero, che ho appena tessuti nel mio abitacolo di via San Simeone (inverno 2007).

Dunque i tessuti MADE IN PORCHIANO hanno qualche successo internazionale. Nel frattempo, la cosiddetta "facoltà di tessere a Porchiano del Monte" si barcamena sempre tra provvisorie sedi di fortuna; perché (a parte le promesse degli Amministratori) nel paese, per quanto disabitato, non trova da affittare neppure una cantina.

Infatti, il primo corso di tessitura con Telaio Vero (22 marzo) si terrà nell'oratorio gentilmente concesso dal Parroco. La falegnameria Silvestrelli di Porchiano ha costruito appositamente 10 telai, che poi, a fine corso, si dovranno di nuovo sbaraccare.

Luciano Ghersi