lunedì 31 dicembre 2007

la stella cometa sui trampoli

la stella cometa sui trampoli
nel presepe agri-futurista

cometavivente80.JPG

Cammina sui trampoli, la Stella Cometa nel presepe di Porchiano del Monte, in Umbria. Probabilmente, è la prima stella vivente nella storia dei presepi viventi: è la clown Francesca Zannier, in arte Rosy. Francesca, detta Rosy o Ziska, è di origine friulana ma ha deciso di vivere nel borgo medievale di Porchiano come vari altri artisti (tra cui, mi si consenta, il sottoscritto).
Certamente Porchiano esercita un fascino psico-geografico, e non solo sugli artisti. Infatti il paese ha una pianta circolare, come le utopiche città ideali, ed è cinto dalle mura turrite della "Piccola Muraglia Porchianese". Però il borgo non è piatto, come le piatte utopie del potere: si struttura in gironi sovrapposti, come il Purgatorio dantesco, attorno al cocuzzolo di una collina che sovrasta la piana del Tevere.
Perciò dalla collina, nell'inverno, tutto il paese emerge come un isola, sul gran mare delle nebbie a fondovalle. D'estate invece, il paese si rinfresca alle brezze, sempre spiranti sopra l'afa della piana... ma questi sono dettagli turistici, come il fatto che Porchiano dista 10 chilometri appena dal casello autostradale di Attigliano sulla A1. Ma torniamo alla Piccola Muraglia Porchianese che, da secoli, ha dismesso l'originario scopo militare. Dopo i massacri del basso Medio Evo, la muraglia si abbassa per riciclarsi come passeggiata, molto pacifica e molto panoramica. Nel residuo parapetto delle mura, sono intagliati appositi sedili, per favorite le soste e per aggregare gli anziani vaganti con le loro badanti, a seconda delle ombre e dei venti.
Girando in tondo per questa ZUC (Zona Urbana Contemplativa), si fa un giro completo di orizzonte, a perdita d'occhio su mille colline, ornate di borghi e castelli, fino ai lontani monti dell'Abruzzo.
D'altro fianco, si possono ammirare, e criticare con certa competenza, tutti i fiori e gli ortaggi nei giardini che scandiscono la cinta dall'interno. E con le critiche, scoccano proverbi: sapienza popolare che resiste all'agri-tecnica.
Nei gironi inferiori, Porchiano ha inoltre un parco, che gli donò l'anarchico Mattia, antifascista esule negli Stati Uniti. Al parco, si cena e si balla per tutta l'estate, grazie all'impegno, tutto volontario, degli anziani e dei giovani paesani che, avranno pure i piercing ma si danno assai fare.
Poi vige ancora, a Porchiano, la proprietà collettiva dei boschi, con diritto di legnatico per ogni cittadino. E allora, si decide in assemblea quale parte di bosco può tagliare ciascuno. Si fa girare un bossolo coi numeri. Può toccarti la meglio, oppure la macchia peggiore, ma non conviene tagliarla da soli. Così anche il taglio della legna, sarà un occasione per lavorare in solidarietà. VIDEO
Insomma: tra urbanistica utopica e sapienza agricola, tra parco anarchico e boschi comunistici, non c'è da stupirsi se oggi Porchiano abbia introdotto un clown nel presepe, e con il ruolo primario di stella: una stella cometa sui trampoli, guida al bambino nato nella stalla di questo presepe agri-futurista.

mercoledì 19 dicembre 2007

La notte dei presepi viventi


Risiedo a mala pena da un anno nell'antico borgo di Porchiano, nell'Umbria. A questo mio primo Natale in paese, i miei neo-compaesani mi hanno offerto una parte nel loro presepe vivente. Sarei io, esattamente, il neo-compaesano, mentre loro risiedono da vari secoli. Comunque, nel presepe, starò ad interpretare il Tessitore. Il che in effetti, è il mio vero mestiere: lo faccio ancora a mano, da trent'anni, e lo faccio "col telaio di una volta". Sembra una fiaba ma invece è realtà. E mi pare una realtà contemporanea, i miei lavori almeno, rientrano in musei e gallerie di arte, appunto, contemporanea. Del resto, c'è un grande passato nel nostro futuro o viceversa, come suol dirsi. Da lontano si viene per andare lontano.
Ma quando racconto che starò nel presepe, certi amici, anche loro arrivati in paese da fuori, arricciano il naso. Potrei rispondergli come Eduardo: "Non te piace o presepe? E allora va' a casa di quei delinquenti che no je piace o presepe! (E. De Filippo, Natale in casa Cupiello). Fatto è che in italia, si butta ogni cosa in politica... ma quale politica? duellini porta a porta per un televisore! Purtroppo i miei amici intellettuali siano convinti dogmaticamente che il presepe non è di sinistra, culturalmente, tranne il caso che non lo si ambienti ambienti nell'odierna Palestina occupata, con il Bambino in fasce di kefya e con Erode in divisa israeliana.
Ma questo non è il caso di Porchiano: i nostri costumi e scenografie, in teoria, sono d'epoca, che sarebbe l'anno zero del corrente calendario. In pratica, per gli attrezzi degli antichi mestieri, si è spolverato dalle cantine ogni oggetto dismesso degli antenati. Roba che al massimo, avrà forse un secolo e che, neppure per foggia e modello, risalirebbe oltre il medio evo. Per i costumi, ci s'è arrangiati creativamente, senza troppo preoccuparsi della storia del costume.
E c'è pure una storia del costume nel presepe, con esperti che distinguono i falsi dalle autentiche statuine di valore. I collezionisti se le contendono, senza badare a chi gliele offre... fosse un ladro in sacrestia dei sacri arredi, come lo canta Dante. In questa storia di presepi e costumi, si incontrano certe statuine liguri del XVIII secolo che indossano calzoni in tela jeans. Così vestivano i popolani dell'epoca e questo stesso nome nome di "blue jeans" è una storpiatura del termine "blu genovese". Ma ciò vuol che nel '700, già si facevano presepi in costume ed in ambiente contemporaneo.
Questo comunque, non è il caso di Porchiano: gli oggetti rinvenuti in cantina non sono affatto contemporanei. Sono anzi chiaramente, oggetti del passato: oggi invece, qui si usano trattori, motozappe e motoseghe, motofalci e mototutto. Ma ancora, i miei amici intellettuali arricciano il naso sulla pretesa autenticità della nostra installazione presepiale. Senza accorgersi che le loro stesse case sono ingombre di uguali antichità: tutti mobili e soprammobili, questi loro, neppure ereditati ma banalmente acquistati da qualche antiquario o scovati (si dice: per una sciocchezza) frugando bancarelle e mercatini. Se i miei amici invece, possedessero ancora qualche attrezzo dei propri antenati, forse andrebbero fieri di esporlo in presepe.
Ciascuno ha i suoi morti, è inevitabile: senza antenati, nessuno sarebbe mai nato. Oggi a Natale si celebra la Natività. Però, in questi stessi giorni dell'anno, si celebrava un tempo, la festa dei morti. Sembra contraddittorio ma è logico: questa logica dei contrari, o dialettica, non l'hanno inventata né Hegel né Marx, mi dispiace per gli amici intellettuali di sinistra. La logica dialettica delle classi subalterne si manifestava pubblicamente nel Carnevale: con le sue maschere della Morte Gravida o della Vecchia Incinta, con bimbi venerati come vescovi, con asini adorati sugli altari delle chiese (e che non mancano mai nei presepi).
La storia sacra ci insegna che il presepe fu inventato da Francesco e che Assisi ne conserva la capanna originale: a Santa Maria degli Angeli, per la precisione. Può anche darsi che quella capanna sia autentica però non fu affatto la prima, mi spiace per l'Umbria, cui verrebbe sottratto il primato dell'invenzione. Il De Simone, antropologo napoletano, ha studiato il presepe e vi ha rintracciato ancestrali rituali pagani. Le statuine del presepe, in origine, rappresentavano i Lari: divinità domestiche del focolare e cioè, gli antenati di ciascuna famiglia.
Intendiamoci: qui non si tratta di quel paganesimo che fu religione ufficiale dell'antica Roma, con i suoi templi immensi e con i suoi celebri dei. Per i Latini, paganus significa "rustico" (da pagus: borgo) ma dopo significa anche "non cristiano" perché il Cristianesimo tardò ad affermarsi nelle campagne. Naturalmente allora, "pagano" connotava anche in senso spregiativo, perché era religione del villano. "Villano" che ugualmente, in origine, era il campagnolo ma che oggi significa maleducato. Come "lazzarone" e "zotico", altre parole per indicare prima, e poi, spregiare il popolo ignorante: quel volgo che appunto, sarebbe volgare per definizione. Ma anche Dante che aveva studiato, poi volle scrivere in lingua Volgare e adesso lo studiano a scuola.
Nel presepe c' è insomma, un rito popolare precristiano offerto ai defunti, dai più recenti ai remoti antenati, fin su agli inventori ancestrali di ogni arte o attività quotidiana. Senza di essi, non faremmo che facciamo, non saremmo ciò che siamo, non esisteremmo nemmeno. E' un dato più che logico: è biologico. Così, il presepe vivente ricorderebbe i morti "villani", che altrimenti non avrebbero altri monumenti. O meglio, il presepe concilia i viventi (tutti morituri) con tutti i loro morti, che in qualche modo, sono sempre villani e sempre viventi. Così è anche il mio mestiere, di tessere a mano, dentro e fuori dal presepe. E così pregherò gli antenati di esserne degno... ma temo che gli amici arricceranno il naso una altra volta.
Dimenticavo infine, di dire che il presepe vivente di Porchiano avrà la prima cometa vivente di tutta quanta la storia del presepe: sarà una stella che cammina sui trampoli, con tutte le punte intorno alla testa, come la Statua della Libertà. E anche questa, rivendico, tra gli antenati.

Comunicato Stampa
Presepe più vivente a Porchiano

Nella cerchia turrita del borgo medievale di Porchiano, l'Associazione Culturale Santa Cristina presenta la prima edizione porchianese del Presepe Vivente. Certamente, ci sono moltissimi eventi del genere e specialmente in Umbria, almeno dai tempi di san Francesco. Ma è straordinario che un borgo piccolo come Porchiano sia riuscito a coinvolgere un così grande numero di personaggi. Infatti, sulla scena della sacra e popolare rapresentazione, oltre sessanta paesani saranno impegnati ad interpretare le attività tipiche e tradizionali. D'altra parte, l'impegno volontario di questo paese è già noto da anni per le manifestazioni dell'Estate Porchianese. Insomma, fra gli altri presepi, questo promette qualcosa di speciale. Già i manifesti. annunciano l'evento con una citazione sul presepe da Giorgio Manganelli, che il più celebre scrittore, insieme a Umberto Eco, nell'avanguardia artistica degli anni sessanta:
“Io sto macchinando per entrare nel presepe, allo stesso titolo di coloro che ora lo popolano. No, non mi basta guardare il presepe. Se io entro, io diverrò parte del Natale, capite?.
Sarò necessario alla sacra rappresentazione, e dunque una parte del senso sarà affidata alle mie mani, sarò un sodale della Madre, del Padre, del Pastore uno, del Pastore due, della Pastorella, della Vecchietta, del Ruscello, del Bue, dell’Asino, e di quant’altri vorranno accorrere alla celebrazione dell’inizio del Significato.”
Saranno offerte degustazioni dei prodotti tipici locali. Anche l'ingresso al presepe e paese è gratuito.
26 dicembre 2007 e 6 gennaio 2008, ore 17
INFO 0744 980100

venerdì 14 dicembre 2007

RE-Jeans 1: l'invito


Facoltà di Tessere a
Porchiano del Monte
http://porchiano.blogspot.com

Luciano Ghersi
R E - J E A N S

Tessuti a mano in jeans riciclato.
Sembrano quadri
ma sono molto meglio:
sono anche tappeti.

14 dicembre - ore 18
INAUGURAZIONE
Nuovo Studio Tessuti
via San Simeone 12
(di fronte alla ex sezione PCI)
Porchiano del Monte
(Amelia - Terni).
Ore 17 - 20, venerdì sabato e domenica, fino al 6 Gennaio 2008
o senza problemi su appuntamento.
Tel:
338 6762691

On line:
http://lucianoghersi.blogspot.com

sabato 8 dicembre 2007

RE-Jeans 2: le Foto

re-jeans

re-jeans detail

beware the cutting 2

beware the cutting

re-jeans on loom

re-jeans on loom 2

re-jeans in the bathroom

Re-jeans 3: testo auto-critico

Bellezze al bagno in jeans riciclato
auto-critica dello Scendibagno

I cultori dell'arte contemporanea sono disposti ad accogliere le sovversioni estetiche o concettuali. Non tutti sono aperti a sovversioni esistenziali. Vale comunque la pena di tentare. Dunque attiro la loro pregiata attenzione sui miei ultimi lavori, chiamati Re-jeans o Scendibagno. E' una proposta in apparenza umile ma che, in sostanza, è sovranamente perversa. Di fatto, il mio lavoro è un tappetino vero e proprio, che può installarsi in un vero e proprio bagno, perché è funzionale, lavabile eccetera. Nondimeno è un'autentica opera d'arte, tessuta a mano artisticamente da un artista vero e proprio, contemporaneo e storicizzato, ovvero da me stesso.
Per creare o fabbricare i miei Scendibagno, ho dovuto fare i conti con la trama ribelle dell'opera, che consiste in vecchie paia di jeans. Le ho prima lacerate e poi tessute, come negli umili tappeti di straccio: i cosiddetti pezzotti. In più nella mia tessitura, ho fatto rientrare i peculiari intoppi materici di questi pantaloni: rivetti, passanti, cuciture ribattute. Ho accantonato le cerniere lampo... che mi riservo per qualche altra opera.

Alla fine, ho pure accantonato ogni forma di ascendenza pittorica, sia geometrica che figurativa. Sono persuaso che l'arte tessile (come ad esempio, l'arte della musica) implichi forme e linguaggi propri, perfettamente autonomi, e differenti dalla pittura (e più affini alla danza, caso mai).

Così, trama facendo, senza neanche volerlo, mi sono rivolto a certe forme cinetiche della tessitura, forme che direi universali, perché si rintracciano (più o meno percepibili) pressoché ovunque: dal Copto archeologico al Kilim anatolico. Non ho definito queste forme "cinetiche" perché siano mobili: hanno anzi, da stare ben ferme... altrimenti il tessuto si disgrega!

Queste forme sono invece cinetiche logicamente, perché sono originate da fili in movimento. Forme cinetiche che, nel mio caso, sono tracciate da strisce discontinue, ricavate da jeans differenti, sia per colore che per consistenza. Mettendo in moto queste strisce eterogenee, invece dei soliti fili omogenei, non più si campiscono zone cromatiche né più si delineavano disegni precisi.

Putrroppo, il Critico ingenuo rintraccia influssi di simboli arcani persino nelle forme cinetiche della tessitura. Eppure Derrida ci ha insegnato che persino "il pensiero non vuole dire niente", ma tant'è, si ricercano ancora i significati come canditi dentro a un panettone, quando invece si ha di fronte a un pandoro (che come noto, è privo di canditi).

E siccome non vuol dire proprio niente neppure il presunto disegno di un mio Scendibagno, proprio qui, modestamente, si distilla il tormento (e l'estasi) di un lavoro alle prese con le forze segrete della creazione. Una creazione che direi estetica, per non subire il destino del giovane mozzo, personaggio di Melvile (Moby Dick, capitolo XCIII): "Aveva visto il piede di Dio sul telaio, e lo raccontava. Per questo i suoi compagni lo pigliavano per matto."
Naturalmente, uno Scendibagno, si può anche incorniciarlo, appenderlo ai muri di studio, salotto e museo... e persino riporlo con cura nel caveau di una banca, in attesa che acquisti il suo autentico valore commerciale, oltre che culturale. A parte queste installazioni e fruizioni, artisticamente normali, Scendibagno, è pure applicabile direttamente su qualsiasi tipo di suolo o di pavimento, di accampamento o di appartamento. Si può inserirlo persino in automobile.

Nondimeno, il concetto originale di queste opere, nella sua integrità, imporrebbe di installarle in un vero e proprio bagno. So benissimo che, normalmente, le opere d'arte non si tengono in bagno ma è un altro grave errore culturale, nel quale i cultori dell'arte contemporanea non dovrebbero incorrere, a scanso di vergogna ed abominio. Infatti, il bagno sarebbe l'unico spazio di meditazione che sia rimasto all'Homo Civilis o ne è, certamente, lo spazio più frequentato. Perché dunque privarsi della compagnia e del godimento di un'opera d'arte, nei nostri consueti soggiorni nel bagno?

In effetti, l'atmosfera dei bagni è decisamente umida e mal si concilia con le tele dipinte. Ci starebbero meglio delle sculture (non di bronzo perché, quando si ossida, ne scolano umori verdastri) ma non sempre c'è spazio, in un bagno, per una bella statua di marmo. Lo spazio disponibile invece, c'è sempre per un tappetino. E difatti, un tappeto nei bagni, ci sta quasi sempre... ma esso è raramente opera d'arte: è piuttosto dell'Ikea. Purtroppo, i normali tappeti d'arte non sopportano gli energici lavaggi che sono imposti da motivazioni igieniche.

Il bagno è sì, il luogo emblematico della pulizia ma è insieme anche il luogo del sudicio, dal quale ci si lava, e dove si fanno vari conti con il corpo, piuttosto indecenti. E' ritenuto impuro sopra tutto, anzi al di sotto di tutto, il pavimento del bagno, perché si crede che il microbo stia in terra, per quanto leggero ed aereo. E figurarsi dunque, in un bagno, quanto alto sia il rischio della contaminazione, pure estetica magari... ma isomma: con l'igiene non si scherza..

Solo un'opera d'arte che fosse realmente lavabile potrebbe accedere al territorio impurissimo, quale sarebbe un pavimento di bagno. Ma tale è appunto il caso di questi Scendibagno perché, tessuti in stoffa di jeans, sono robusti e lavabili ad alte temperature... e non si rovinano anzi, migliorano.

Ci sono opere d'arte che aspirano alla conservazione e ci sono altre opere che invece, si perfezionano nella degradazione, Ad esempio, un pregevole tappeto sarà più molto più bello se usato e invecchiato di quando era nuovo. in questo giudizio, interferisce senz'altro, il famigerato carisma dell'autenticità. Per il quale carisma, una bisaccia sforacchiata e bisunta, ma usata realmente di autentici nomadi, è più pregiata di un più raffinato ma nuovo esemplare.

Per quanto riguarda i miei Scendibagno, occorre anche piuttosto riferirsi alla peculiare estetica della tela jeans: è una tela accresce di pregio con l'uso, decolorandosi in varie sfumature. Da cui l'aberrazione commerciale di produrre pantaloni invecchiati artificialmente, con appositi processi di decolorazione, di abrasione e di lacerazione. Del resto, pure i tappeti d'arte, vanno soggetti ad analoghe e premeditate aggressioni...

Tornando ai cultori dell'arte contemporanea, il possesso di un tappeto Scendibagno gli offre una inconsueta procedura per contribuire alla storicizzazione (invecchiamento e autenticazione) di queste opere. Poi essi avranno l'ulteriore privilegio di non leggersi sul water uno stupido giornale: avranno lì davanti sul tappeto una fonte inesauribile di informazioni e di suggestioni, da approfondire quotidianamente.

Finalmente, nell'arte e nel bagno, anche il piede vuole la sua parte. In questi preziosi momenti, quando anche l'Homo Civilis è totalmente libero da ogni calzatura, i suoi piedi potranno assaporare le superfici riccamente materiche di Scendibagno, che oltre tutto, dà un benefico massaggio.

Per tutte le sue ottime ragioni e funzioni, Scendibagno è destinato introdurre nella storia delle arti una nuova e feconda tipologia: starà a fianco del ritatto, del sonetto, della commedia, della sinfonia... Per questo non intendo affatto brevettarlo. Sono anche disposto a insegnare come si fa. "Sono contento quando mi copiano. Questo vuol dire che ho delle buone idee." (Bruno Munari).

(Porchiano del Monte, XII 2007)

mercoledì 19 settembre 2007

Ordito per Giove

Presentazione della Facoltà di Tessere alla 1a Sagra delle Erbe nel castello di Giove (TR), Settembre 2007

Progetto Palio Porchiano

In attesa dello sgombero del circolo Pro Loco, il Centro Integrazione Riabilitazione Porchianese (CIRP) concede uno spazio di laboratorio, nel quale si è installato un telaio "Global Home" per il Progetto Palio Porchiano. Si tratta di uno dei quattro telai a pedali costruiti nel 1996 con ferraglia di recupero COOP e già sperimentati in varie occasioni artistiche, didattiche e di animazione, tra gli altri posti: in Germania e in Norvegia.


Progetto Palio Porchiano

Lo obiettivo è la produzione di un palio tessuto a mano, di circa 2 x 2 mt, da ostendersi in occasione di feste, sagre, esposizioni e cortei. Il tessuto è realizzato con fibre di recupero (buste di plastica, stoffe lacerate) che compongono il disegno essenziale di una porta turrita, assunta come emblema del paese di Porchiano del Monte.
Ma ben più che la creazione del Palio, inteso come opera o prodotto finito, l'obiettivo mirato è il suo processo produttivo, cioè nella situazione collettiva di un laboratorio formativo e creativo (workshop). Per collaborare alla tessitura del Palio è sufficiente una sommaria iniziazione tecnica, già sperimentata in analoghi progetti rivolti a scolari del primo ciclo elementare, a persone disabili, oltre che agli adulti normodotati in nelle situazioni più varie: concerto rock, parco artistico, sito monumentale (LINK).
Il telaio installato nei laboratori del CIRP (Centro Integrazione Riabilitazione Porchianese) è pure nomade, perché può trasferirsi anche in altre sedi per condividere con altri soggetti il medesimo progetto del Palio, insieme con l'esperienza diretta della tessitura. Per gli eventuali trasporti è sufficiente un ciclomotore Ape.

Le finalità sono di offrire un'alfabetizzazione tessile sia agli Utenti CIRP che ai soggetti esterni interessati.
Ciò si realizza in pratica con la tessitura vera e propria in un grande e vero telaio a pedali, e anche con le operazioni preliminari che sono necessarie per ottenere fibra dai vari materiali di recupero. Plastiche e stoffe vanno recuperate, stoccate, selezionate per colore e consistenza, sezionate, concatenate, avvolte... prima di trasformarsi in trame del tessuto. In qualche modo, tutto ciò corrisponde al tradizionale processo della filatura: dalla pianta al filato, di lino o di canapa.

Tutti i vari valori culturali, terapeutici eccetera delle arti tessili sono già esposti e citati ampiamente in questo blog di Facoltà, nel mio blog individuale e nei miei siti Web. Qui occorre solo richiamare l'attenzione sullo strumento principe del Progetto Palio: il telaio. Nonostante il suo aspetto futurista, che è dovuto alla ferraglia di recupero con la quale è costruito, questo telaio tecnicamente, ricalca i telai tradizionali della cultura rustica. Perciò rispecchia appieno componenti e funzioni degli strumenti tradizionali. In ambito didattico, ciò può essere prezioso per un approccio pratico alla civiltà contadina.

Tra Installazioni e Istituzioni

Curia Arcivescovile
Nell'incontro con l'Ufficio Economato della Curia Arcivescovile di Terni-Amelia-Narni, si è manifestato un vivo interesse per l'installazione della Facoltà. La concessione del Frantoio di Porchiano quale sede della Facoltà sarebbe però subordinata ai programmi e decisioni della Società Immobiliare alla quale la Curia ha compromesso il fondo. Il Frantoio necessiterebbe comunque di un restauro edilizio. Qualsiasi possa essere la sede effettiva della Facoltà, è necessario formulare un progetto che comprenda, tra l'altro, la formazione, avviamento e sostegno al lavoro artigiano. In tal modo è possibile accedere ai relativi contributi. Si prospetta un incontro ulteriore, che includa esponenti degli Enti Locali e di altre realtà, disponibili ed atte a collaborare in un progetto più condiviso.

Bozza di Progetto
In vista dell'incontro prospettato, si e già pubblicato in Blog il documento "Progetto Facoltà ", che ne espone e riassume la "mission" in maniera più organica e sistematica di quanto pubblicato in precedenza. LINK

Comune di Amelia
Anche il Comune è vivamente interessato all'iniziativa della Facoltà e ne prospetta l'inquadramento in un progetto più ampiamente formulato. Nel frattempo, il Comune intende concedere una sede provvisoria. Si tratta di un ampio locale, attualmente occupato dal Circolo Pro Loco di Porchiano. Il Circolo dovrebbe traslocare entro i prossimi tre mesi in fabbricato apposito di nuova costruzione, inaugurato il 15 Settembre.
Nella FOTO: il locale ex-proloco





CIRP
In attesa dello sgombero del circolo Pro Loco, il Centro Integrazione Riabilitazione Porchianese (CIRP) concede uno spazio di laboratorio, nel quale si è appena installato il telaio "Global Home". Si tratta di uno dei quattro telai a pedali costruiti nel 1996 con ferraglia di recupero COOP e già sperimentati in varie occasioni artistiche, didattiche e di animazione... tra gli altri posti: in Germania e in Norvegia (vedi LINKS). Qui parte il Progetto Palio Porchiano, con aperto pure al contributo tessile di soggetti esterni, a cosiddetta Abilità Normale... ma in sostanza siamo tutti disabili, specialmente in tessitura.
Nelle FOTO: il telaio al CIRP






Chi ha più filo, tesserà.
Luciano Ghersi.

lunedì 3 settembre 2007

Progetto Facoltà

progetto
Facoltà di Tessere
a Porchiano del Monte
obiettivi, funzioni e struttura

progetto globale
La tessitura è un fatto sociale globale, cioè una rete connettiva e non gerarchica di attività umane. Il suo funzionamento è complesso e non si può analizzare isolandone un singolo aspetto: volta a volta economico, sociale, artistico, culturale o religioso.
La Facoltà di Tessere si può, parimenti, considerare un progetto sociale globale sulle arti tessili. In tal modo può dare risposte flessibili a esigenze altrimenti settoriali. Si tratta di varie esigenze, normalmente gestite con progetti e obiettivi variamente distinti come artigianali e occupazionali, culturali ed artistici, socializzanti e riabilitativi.

qualità della vita
Come fatto sociale globale, la tessitura inerisce alla stessa qualità della vita. Lo sviluppo industriale ed economico fornisce ogni genere di beni a basso prezzo da consumare rapidamente. Eppure, si riscoprono oggi il buon cibo e il buon vino come fattori di non mero consumo ma culturali. Così il buon tessuto va pure riscoperto, insieme con la sua appagante fruizione.
In effetti, il sistema della moda è una mera aberrazione sociale e un sintomo grave di decadenza. Soltanto una rinascita del gusto potrebbe salvarci dalla rovina: soltanto la bellezza potrà salvare il mondo (Dostoevskij).

termini del progetto
Il termine Facoltà (di Tessere) va inteso nei significati correnti di capacità, permissione e disponibilità, come pure nel significato accademico e tecnico di Facoltà universitaria.

facoltà: universitaria
Quanto al significato accademico: si pensi ad esempio, a una Clinica universitaria, che è luogo di ricerca, di pratica e di formazione medica. Lo stesso vale per Facoltà di Tessere, che è un centro di ricerca, pratica e formazione nelle arti tessili tradizionali e sperimentali, inclusi il progetto e il design industriale. I crediti formativi sono certificabili.

capacità: formazione
Nella sua attività di formazione, Facoltà di Tessere si rivolge all'intera cittadinanza, non escludendo alcuna fascia di età o di istruzione, e includendo anche i soggetti in fase di riabilitazione da infermità fisiche o psichiche, come pure i soggetti in recupero da affido minorile giudiziario, tossicodipendenza, carcere e da qualsiasi altra condizione di rischio.
Di conseguenza, il piano di studi e la frequenza alle attività saranno programmati a seconda delle esigenze e degli obiettivi dei singoli e gruppi. Esigenze ed obiettivi che sono variamente professionali, cognitivi, culturali, estetici, terapeutici, socializzanti.

permissione: socializzazione
Le attrezzature tessili non sono riservate soltanto alla ricerca e alla didattica. Sono anche a disposizione di quanti se ne vogliano servire per le proprie individuali creazioni, anche al di fuori di un piano di studi. Questa offerta non si limita agli artisti professionali ma si estende ovviamente pure a chi tesse per diletto o per uso personale, senza escludere pure una certa produzione da canalizzare verso il mercato. Così il laboratorio non è soltanto un centro creativo ma diventa anche una scuola e palestra di interazione e di integrazione tra varie figure e personalità, inclusi, alla pari, i soggetti disabili o in condizioni di rischio.

disponibilità transculturale
Doverosa è l'attenzione alle arti tessili tradizionali e locali della nostra civiltà contadina. Ma pure differenti culture dell'arte tessile sono materia di studio, ricerca e di sperimentazione per la Facoltà. Si richiama perciò la valenza inter-etnica o transculturale del progetto, che è aperto al contributo internazionale sia degli esperti che delle varie comunità straniere presenti nel nostro territorio.

sede, attrezzature e personale
Facoltà di Tessere necessita di una sede ove svolgere le sue attività di ricerca, sperimentazione, insegnamento e pratica della tessitura a mano e delle arti tessimili. Questa sede si individua nel borgo medievale di Porchiano del Monte, gravemente spopolato ed esposto al degrado inevitabile o alla peggiore invasione turistica. Facoltà di Tessere può indubbiamente contribuire a un dignitoso sviluppo di questo villaggio, insieme col progetto parallelo di Serra Sociale, che si occupa dell'arte del giardino, di fortissima tradizione locale.
Facoltà di Tessere può già disporre di una notevole attrezzatura di laboratorio, comprendente una ventina di telai tradizionali e professionali per vari tipi di tessitura a mano. Dispone già pure di una ricca collezione di testi, di tessuti e campioni di tessuto. Dispone di una rete di contatti internazionali nel campo scientifico e pratico delle arti tessili, sia tradizionali che sperimentali.

LG - 1.Sett.07

sabato 11 agosto 2007

Inaugurazione a Porchiano del Monte




FACOLTA' di TESSERE
Inaugurazione dell'Anno Accademico 2007
*
Micro Seminario di Tessitura a Mano
(si richiede un vecchio paio di Jeans,
da ritagliare e tessere con
telaio "Global Home"
*
Enciclopedia Tessile Africana
"Icone di Klikor"
*
il Telaio Virtuale dall'India
"
HyperTextil"
*
Bibloteca ed esposizioni tessili
-

INGRESSO LIBERO
Rinfreschi
Inclusi
Sabato 11 Agosto. ore 18 - 24
presso Studio Tessuti
Giardino sulle mura di Porchiano
fianco Ameris Finimola
(via Bufalari 17)
INFO Luciano 338 6762691
o vai su Terninrete
-
"...La Facoltà non intende avere un senso puramente accademico, essa va pure intesa nel senso di "accessibilità" e opportunità di tessere. Infatti le attrezzature sono a disposizione di ogni cittadino che desideri esercitarsi, con l'opportuna guida, come in una palestra di arti tessili. Ci si aspira al modello dei laboratori d'arte pubblici del Nord Europa, dove si socializzano le attività creative tra giovani e anziani, artisti e disabili, ciascuno a seconda delle sue capacità..."

mercoledì 11 luglio 2007

Ecco l'Università del Tessere

Fonte: Terni in rete

A Porchiano del Monte di Amelia
nasce la facoltà della tessitura a mano.

studioXL.jpg
.
Da una geniale idea di Luciano Ghersi, artista ancor prima che artigiano tessitore, la possibilità di riscoprire o perfezionare la tecnica della tessitura a mano. Più che nell'artigianato artistico, la tessitura a mano oggi fiorisce nei campi della scuola, nell'arte terapia e nella riabilitazione dell'handicap. Purtroppo però, la formazione degli operatori appare improvvisata e insufficiente. Perciò, oltre allo studio teorico, alla pura ricerca e alla sperimentazione, la "Facoltà di Tessere" ambisce ad emendare le carenze formative di tanti formatori, cui vengono affidati disabili e bambini.

.

.
Il programma delle esercitazioni sarà modulato rispetto agli obiettivi individuali di ogni studente e rispetto al suo tempo disponibile.
Infatti, c'è chi ha un mese da dedicare all'apprendimento e di chi un solo giorno. C'è chi vuole imparare una tecnica tessile per esprimersi creativamente, chi ha l'intenzione di farne un mestiere e chi intende applicarla nelle scuole, nella riabilitazione, nell'arti-terapia. C'è anche chi si accontenta di tornarsene a casa con un pezzo di tessuto fatto tutto da sé o chi deve presentare la sua tesi all'università.
.
Si potranno apprendere differenti tecniche di tessitura, dalle più elementari alle più avanzate: telaio a licci con pedali, telaio Kente africano, telaio verticale per kilim, arazzi e tappeti annodati, brandamaglia, ciclotela, rete ling, etc. grazie agli oltre trent'anni di espolorazioni e sperimentazioni di Luciano.
Escluse a priori dalla Facoltà di Tessere discipline scadenti come il pettine-liccio", il teaio-cornice e il telaino a licci da tavolo.
E' già attivo il programma di ricerca "Telaio Vero", un elementare attrezzo didattico di cui esiste già un prototipo in fase di test con l'aiuto informale di bambini. Entro Agosto la prima serie di "Telaio Vero".
.
Il neonato ateneo di Porchiano è ancora piuttosto spartano, i suoi laboratori di tessitura sono attualmente ospitati sotto dei tendoni. Telai tradizionali e sperimentali stanno in un verde giardino affacciato sulle mura turrite di Porchiano, dove si ammira la valle del Tevere fino al lontano Appennino. Un ambiente ideale per tessere... nella bella stagione, ma si tratta di una sede provvisoria.
.

>>> Più Immagini
.
L'idea del "Rettore" infatti è quella di stimolare la Curia Vescovile, dimostrando la validità dell'iniziativa con i fatti, perché conceda a scopi pubblici e culturali il frantoio di Porchiano, immobile inutilizzato e dismesso da anni (e che pare si abbia intenzione di vendere).
Qui i telai da tessitura si potranno trovare benissimo, accanto alle macine e alle altre attrezzature frantoiane, che assolutamente vanno conservate come elementi di archeologia industriale e di memoria storica locale. Si intendono anche sensibilizzare e possibilmente coinvolgere le realtà locali per il recupero e la valorizzazione di questa arte tradizionale.
.

>>> Più Immagini
.
Sul perchè la scelta del nome "Facoltà del Tessere" fa luce Luciano: "E' una scelta certamente poetica e probabilmente provocatoria, ma conforme all'articolo 33 della Costituzione, che recita: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento".
Del resto, siamo d'accordo con Ivan Illic su "descolarizzare la società". Infine esiste proprio in Umbria da vari anni. una "Libera Università di Alcatraz" della famiglia Fo."
.
La Facoltà non intende avere un senso puramente accademico, essa va pure intesa nel senso di "accessibilità" e opportunità di tessere. Infatti le attrezzature sono a disposizione di ogni cittadino che desideri esercitarsi, con l'opportuna guida, come in una palestra di arti tessili. Ci si aspira al modello dei laboratori d'arte pubblici del Nord Europa, dove si socializzano le attività creative tra giovani e anziani, artisti e disabili, ciascuno a seconda delle sue capacità.
.
Naturalmente, oltre che di telai, la Facoltà di Tessere sarà provvista di una Biblioteca e di una sezione museale con opere tessili di varie culture del mondo.

Luciano Ghersi
ama definirsi "tessitore" ma in realtà è un vero artista, autore di arazzi monumentali, esposti in luoghi pubblici e musei.
Ghersi è anche scrittore di libri e di saggi sulle arti tessili. Ha insegnato tessitura in scuole ai più alti livelli e ha diretto laboratori tessili di cooperazione in Africa e India.
Ha organizzato workshop di tessitura creativa in Germania e in Norvegia.
Ha pure costruito e introdotto speciali telai nei centri tessili di riabilitazione dell'handicap, dove ha svolto il ruolo di istruttore.


.
Vedi anche su
http://lucianoghersi.blogspot.com
Info Tel: 338 6762691