mercoledì 19 dicembre 2007

La notte dei presepi viventi


Risiedo a mala pena da un anno nell'antico borgo di Porchiano, nell'Umbria. A questo mio primo Natale in paese, i miei neo-compaesani mi hanno offerto una parte nel loro presepe vivente. Sarei io, esattamente, il neo-compaesano, mentre loro risiedono da vari secoli. Comunque, nel presepe, starò ad interpretare il Tessitore. Il che in effetti, è il mio vero mestiere: lo faccio ancora a mano, da trent'anni, e lo faccio "col telaio di una volta". Sembra una fiaba ma invece è realtà. E mi pare una realtà contemporanea, i miei lavori almeno, rientrano in musei e gallerie di arte, appunto, contemporanea. Del resto, c'è un grande passato nel nostro futuro o viceversa, come suol dirsi. Da lontano si viene per andare lontano.
Ma quando racconto che starò nel presepe, certi amici, anche loro arrivati in paese da fuori, arricciano il naso. Potrei rispondergli come Eduardo: "Non te piace o presepe? E allora va' a casa di quei delinquenti che no je piace o presepe! (E. De Filippo, Natale in casa Cupiello). Fatto è che in italia, si butta ogni cosa in politica... ma quale politica? duellini porta a porta per un televisore! Purtroppo i miei amici intellettuali siano convinti dogmaticamente che il presepe non è di sinistra, culturalmente, tranne il caso che non lo si ambienti ambienti nell'odierna Palestina occupata, con il Bambino in fasce di kefya e con Erode in divisa israeliana.
Ma questo non è il caso di Porchiano: i nostri costumi e scenografie, in teoria, sono d'epoca, che sarebbe l'anno zero del corrente calendario. In pratica, per gli attrezzi degli antichi mestieri, si è spolverato dalle cantine ogni oggetto dismesso degli antenati. Roba che al massimo, avrà forse un secolo e che, neppure per foggia e modello, risalirebbe oltre il medio evo. Per i costumi, ci s'è arrangiati creativamente, senza troppo preoccuparsi della storia del costume.
E c'è pure una storia del costume nel presepe, con esperti che distinguono i falsi dalle autentiche statuine di valore. I collezionisti se le contendono, senza badare a chi gliele offre... fosse un ladro in sacrestia dei sacri arredi, come lo canta Dante. In questa storia di presepi e costumi, si incontrano certe statuine liguri del XVIII secolo che indossano calzoni in tela jeans. Così vestivano i popolani dell'epoca e questo stesso nome nome di "blue jeans" è una storpiatura del termine "blu genovese". Ma ciò vuol che nel '700, già si facevano presepi in costume ed in ambiente contemporaneo.
Questo comunque, non è il caso di Porchiano: gli oggetti rinvenuti in cantina non sono affatto contemporanei. Sono anzi chiaramente, oggetti del passato: oggi invece, qui si usano trattori, motozappe e motoseghe, motofalci e mototutto. Ma ancora, i miei amici intellettuali arricciano il naso sulla pretesa autenticità della nostra installazione presepiale. Senza accorgersi che le loro stesse case sono ingombre di uguali antichità: tutti mobili e soprammobili, questi loro, neppure ereditati ma banalmente acquistati da qualche antiquario o scovati (si dice: per una sciocchezza) frugando bancarelle e mercatini. Se i miei amici invece, possedessero ancora qualche attrezzo dei propri antenati, forse andrebbero fieri di esporlo in presepe.
Ciascuno ha i suoi morti, è inevitabile: senza antenati, nessuno sarebbe mai nato. Oggi a Natale si celebra la Natività. Però, in questi stessi giorni dell'anno, si celebrava un tempo, la festa dei morti. Sembra contraddittorio ma è logico: questa logica dei contrari, o dialettica, non l'hanno inventata né Hegel né Marx, mi dispiace per gli amici intellettuali di sinistra. La logica dialettica delle classi subalterne si manifestava pubblicamente nel Carnevale: con le sue maschere della Morte Gravida o della Vecchia Incinta, con bimbi venerati come vescovi, con asini adorati sugli altari delle chiese (e che non mancano mai nei presepi).
La storia sacra ci insegna che il presepe fu inventato da Francesco e che Assisi ne conserva la capanna originale: a Santa Maria degli Angeli, per la precisione. Può anche darsi che quella capanna sia autentica però non fu affatto la prima, mi spiace per l'Umbria, cui verrebbe sottratto il primato dell'invenzione. Il De Simone, antropologo napoletano, ha studiato il presepe e vi ha rintracciato ancestrali rituali pagani. Le statuine del presepe, in origine, rappresentavano i Lari: divinità domestiche del focolare e cioè, gli antenati di ciascuna famiglia.
Intendiamoci: qui non si tratta di quel paganesimo che fu religione ufficiale dell'antica Roma, con i suoi templi immensi e con i suoi celebri dei. Per i Latini, paganus significa "rustico" (da pagus: borgo) ma dopo significa anche "non cristiano" perché il Cristianesimo tardò ad affermarsi nelle campagne. Naturalmente allora, "pagano" connotava anche in senso spregiativo, perché era religione del villano. "Villano" che ugualmente, in origine, era il campagnolo ma che oggi significa maleducato. Come "lazzarone" e "zotico", altre parole per indicare prima, e poi, spregiare il popolo ignorante: quel volgo che appunto, sarebbe volgare per definizione. Ma anche Dante che aveva studiato, poi volle scrivere in lingua Volgare e adesso lo studiano a scuola.
Nel presepe c' è insomma, un rito popolare precristiano offerto ai defunti, dai più recenti ai remoti antenati, fin su agli inventori ancestrali di ogni arte o attività quotidiana. Senza di essi, non faremmo che facciamo, non saremmo ciò che siamo, non esisteremmo nemmeno. E' un dato più che logico: è biologico. Così, il presepe vivente ricorderebbe i morti "villani", che altrimenti non avrebbero altri monumenti. O meglio, il presepe concilia i viventi (tutti morituri) con tutti i loro morti, che in qualche modo, sono sempre villani e sempre viventi. Così è anche il mio mestiere, di tessere a mano, dentro e fuori dal presepe. E così pregherò gli antenati di esserne degno... ma temo che gli amici arricceranno il naso una altra volta.
Dimenticavo infine, di dire che il presepe vivente di Porchiano avrà la prima cometa vivente di tutta quanta la storia del presepe: sarà una stella che cammina sui trampoli, con tutte le punte intorno alla testa, come la Statua della Libertà. E anche questa, rivendico, tra gli antenati.

Comunicato Stampa
Presepe più vivente a Porchiano

Nella cerchia turrita del borgo medievale di Porchiano, l'Associazione Culturale Santa Cristina presenta la prima edizione porchianese del Presepe Vivente. Certamente, ci sono moltissimi eventi del genere e specialmente in Umbria, almeno dai tempi di san Francesco. Ma è straordinario che un borgo piccolo come Porchiano sia riuscito a coinvolgere un così grande numero di personaggi. Infatti, sulla scena della sacra e popolare rapresentazione, oltre sessanta paesani saranno impegnati ad interpretare le attività tipiche e tradizionali. D'altra parte, l'impegno volontario di questo paese è già noto da anni per le manifestazioni dell'Estate Porchianese. Insomma, fra gli altri presepi, questo promette qualcosa di speciale. Già i manifesti. annunciano l'evento con una citazione sul presepe da Giorgio Manganelli, che il più celebre scrittore, insieme a Umberto Eco, nell'avanguardia artistica degli anni sessanta:
“Io sto macchinando per entrare nel presepe, allo stesso titolo di coloro che ora lo popolano. No, non mi basta guardare il presepe. Se io entro, io diverrò parte del Natale, capite?.
Sarò necessario alla sacra rappresentazione, e dunque una parte del senso sarà affidata alle mie mani, sarò un sodale della Madre, del Padre, del Pastore uno, del Pastore due, della Pastorella, della Vecchietta, del Ruscello, del Bue, dell’Asino, e di quant’altri vorranno accorrere alla celebrazione dell’inizio del Significato.”
Saranno offerte degustazioni dei prodotti tipici locali. Anche l'ingresso al presepe e paese è gratuito.
26 dicembre 2007 e 6 gennaio 2008, ore 17
INFO 0744 980100

1 commento:

Eva Basile ha detto...

Caro Luciano, ti avevo segnalato (genericamente, come blog porchianese) ma non ti avevo letto (come filologo del presepe)
riconosco la tua 'penna' e ti ringrazio. Non ci ricordiamo mai delle nostre origini: siamo poco consapevoli di dove veniamo (nella nostra piccola biografia umana) e ancora meno di ciò è stato, ma che non abbiamo sperimentato personalmente.