sabato 8 dicembre 2007

Re-jeans 3: testo auto-critico

Bellezze al bagno in jeans riciclato
auto-critica dello Scendibagno

I cultori dell'arte contemporanea sono disposti ad accogliere le sovversioni estetiche o concettuali. Non tutti sono aperti a sovversioni esistenziali. Vale comunque la pena di tentare. Dunque attiro la loro pregiata attenzione sui miei ultimi lavori, chiamati Re-jeans o Scendibagno. E' una proposta in apparenza umile ma che, in sostanza, è sovranamente perversa. Di fatto, il mio lavoro è un tappetino vero e proprio, che può installarsi in un vero e proprio bagno, perché è funzionale, lavabile eccetera. Nondimeno è un'autentica opera d'arte, tessuta a mano artisticamente da un artista vero e proprio, contemporaneo e storicizzato, ovvero da me stesso.
Per creare o fabbricare i miei Scendibagno, ho dovuto fare i conti con la trama ribelle dell'opera, che consiste in vecchie paia di jeans. Le ho prima lacerate e poi tessute, come negli umili tappeti di straccio: i cosiddetti pezzotti. In più nella mia tessitura, ho fatto rientrare i peculiari intoppi materici di questi pantaloni: rivetti, passanti, cuciture ribattute. Ho accantonato le cerniere lampo... che mi riservo per qualche altra opera.

Alla fine, ho pure accantonato ogni forma di ascendenza pittorica, sia geometrica che figurativa. Sono persuaso che l'arte tessile (come ad esempio, l'arte della musica) implichi forme e linguaggi propri, perfettamente autonomi, e differenti dalla pittura (e più affini alla danza, caso mai).

Così, trama facendo, senza neanche volerlo, mi sono rivolto a certe forme cinetiche della tessitura, forme che direi universali, perché si rintracciano (più o meno percepibili) pressoché ovunque: dal Copto archeologico al Kilim anatolico. Non ho definito queste forme "cinetiche" perché siano mobili: hanno anzi, da stare ben ferme... altrimenti il tessuto si disgrega!

Queste forme sono invece cinetiche logicamente, perché sono originate da fili in movimento. Forme cinetiche che, nel mio caso, sono tracciate da strisce discontinue, ricavate da jeans differenti, sia per colore che per consistenza. Mettendo in moto queste strisce eterogenee, invece dei soliti fili omogenei, non più si campiscono zone cromatiche né più si delineavano disegni precisi.

Putrroppo, il Critico ingenuo rintraccia influssi di simboli arcani persino nelle forme cinetiche della tessitura. Eppure Derrida ci ha insegnato che persino "il pensiero non vuole dire niente", ma tant'è, si ricercano ancora i significati come canditi dentro a un panettone, quando invece si ha di fronte a un pandoro (che come noto, è privo di canditi).

E siccome non vuol dire proprio niente neppure il presunto disegno di un mio Scendibagno, proprio qui, modestamente, si distilla il tormento (e l'estasi) di un lavoro alle prese con le forze segrete della creazione. Una creazione che direi estetica, per non subire il destino del giovane mozzo, personaggio di Melvile (Moby Dick, capitolo XCIII): "Aveva visto il piede di Dio sul telaio, e lo raccontava. Per questo i suoi compagni lo pigliavano per matto."
Naturalmente, uno Scendibagno, si può anche incorniciarlo, appenderlo ai muri di studio, salotto e museo... e persino riporlo con cura nel caveau di una banca, in attesa che acquisti il suo autentico valore commerciale, oltre che culturale. A parte queste installazioni e fruizioni, artisticamente normali, Scendibagno, è pure applicabile direttamente su qualsiasi tipo di suolo o di pavimento, di accampamento o di appartamento. Si può inserirlo persino in automobile.

Nondimeno, il concetto originale di queste opere, nella sua integrità, imporrebbe di installarle in un vero e proprio bagno. So benissimo che, normalmente, le opere d'arte non si tengono in bagno ma è un altro grave errore culturale, nel quale i cultori dell'arte contemporanea non dovrebbero incorrere, a scanso di vergogna ed abominio. Infatti, il bagno sarebbe l'unico spazio di meditazione che sia rimasto all'Homo Civilis o ne è, certamente, lo spazio più frequentato. Perché dunque privarsi della compagnia e del godimento di un'opera d'arte, nei nostri consueti soggiorni nel bagno?

In effetti, l'atmosfera dei bagni è decisamente umida e mal si concilia con le tele dipinte. Ci starebbero meglio delle sculture (non di bronzo perché, quando si ossida, ne scolano umori verdastri) ma non sempre c'è spazio, in un bagno, per una bella statua di marmo. Lo spazio disponibile invece, c'è sempre per un tappetino. E difatti, un tappeto nei bagni, ci sta quasi sempre... ma esso è raramente opera d'arte: è piuttosto dell'Ikea. Purtroppo, i normali tappeti d'arte non sopportano gli energici lavaggi che sono imposti da motivazioni igieniche.

Il bagno è sì, il luogo emblematico della pulizia ma è insieme anche il luogo del sudicio, dal quale ci si lava, e dove si fanno vari conti con il corpo, piuttosto indecenti. E' ritenuto impuro sopra tutto, anzi al di sotto di tutto, il pavimento del bagno, perché si crede che il microbo stia in terra, per quanto leggero ed aereo. E figurarsi dunque, in un bagno, quanto alto sia il rischio della contaminazione, pure estetica magari... ma isomma: con l'igiene non si scherza..

Solo un'opera d'arte che fosse realmente lavabile potrebbe accedere al territorio impurissimo, quale sarebbe un pavimento di bagno. Ma tale è appunto il caso di questi Scendibagno perché, tessuti in stoffa di jeans, sono robusti e lavabili ad alte temperature... e non si rovinano anzi, migliorano.

Ci sono opere d'arte che aspirano alla conservazione e ci sono altre opere che invece, si perfezionano nella degradazione, Ad esempio, un pregevole tappeto sarà più molto più bello se usato e invecchiato di quando era nuovo. in questo giudizio, interferisce senz'altro, il famigerato carisma dell'autenticità. Per il quale carisma, una bisaccia sforacchiata e bisunta, ma usata realmente di autentici nomadi, è più pregiata di un più raffinato ma nuovo esemplare.

Per quanto riguarda i miei Scendibagno, occorre anche piuttosto riferirsi alla peculiare estetica della tela jeans: è una tela accresce di pregio con l'uso, decolorandosi in varie sfumature. Da cui l'aberrazione commerciale di produrre pantaloni invecchiati artificialmente, con appositi processi di decolorazione, di abrasione e di lacerazione. Del resto, pure i tappeti d'arte, vanno soggetti ad analoghe e premeditate aggressioni...

Tornando ai cultori dell'arte contemporanea, il possesso di un tappeto Scendibagno gli offre una inconsueta procedura per contribuire alla storicizzazione (invecchiamento e autenticazione) di queste opere. Poi essi avranno l'ulteriore privilegio di non leggersi sul water uno stupido giornale: avranno lì davanti sul tappeto una fonte inesauribile di informazioni e di suggestioni, da approfondire quotidianamente.

Finalmente, nell'arte e nel bagno, anche il piede vuole la sua parte. In questi preziosi momenti, quando anche l'Homo Civilis è totalmente libero da ogni calzatura, i suoi piedi potranno assaporare le superfici riccamente materiche di Scendibagno, che oltre tutto, dà un benefico massaggio.

Per tutte le sue ottime ragioni e funzioni, Scendibagno è destinato introdurre nella storia delle arti una nuova e feconda tipologia: starà a fianco del ritatto, del sonetto, della commedia, della sinfonia... Per questo non intendo affatto brevettarlo. Sono anche disposto a insegnare come si fa. "Sono contento quando mi copiano. Questo vuol dire che ho delle buone idee." (Bruno Munari).

(Porchiano del Monte, XII 2007)

1 commento:

GIANPAOLO ha detto...

E' sempre un piacere dell'occhio oltre che del gusto e della ragione leggerti, non solo perchè ci incanti con le frasi, i giochi di parole, proprio come i tuoi re-jeans che dovrebbero irretire lo sguardo oltre che il tatto (ovviamente dei piedi ma perchè no le mani se si decide di usarli come arazzi da appendere). Dopo il primo incanto emotivo c'è quello cognitivo se si ama il riciclo, in particolare quello creativo di cui tu sei sicuramente un artista. Grazie ancora quindi e buon lavoro.