martedì 31 gennaio 2012

9 Febbraio - mostra personale a Roma

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LUCIANO GHERSI artista tessile
“Tessere in grande, Tessere tutto”
St.Stephen's Cultural Center Foundation
Viale Aventino, 17 – Roma
Vernissage giovedì 9 febbraio 2012, ore 17-20

Giovedì 9 febbraio 2012, alle ore 17-20 presso il St.Stephen's Cultural Center Foundation in Viale Aventino, 17 si inaugura la mostra “Tessere in grande, Tessere tutto” che presenta oltre cinquanta opere dell’artista tessile Luciano Ghersi.

Nella sua lunga carriera, Luciano Ghersi ha tessuto di tutto: lana, seta, canapa, oro, ferri vecchi, antiche pagine, filo spinato. Oltre al corpo e alla macchina, che resta sempre un telaio a mano, pure la materia prima ha la sua parte nei segni della tessitura.
Ormai è una moda, ma lui ricicla i rifiuti di plastica da quasi 20 anni ed oggi è preoccupato per la prossima estinzione del polietilene.
Le opere presentate a Roma sono sostanzialmente arazzi da appendere a muro e hanno dimensioni varie, da 12 cm a 3 metri ed oltre. Questi mini e maxi arazzi sono realizzati soprattutto con materiali di recupero: carta di libri antichi, stoffe pregiate e campionari di alta moda, imballaggi di plastica, reti da pesca, calzerotti di lana, cravatte e ferri vecchi.
Prima di entrare nella tessitura, le pagine di libro, le stoffe e le plastiche sono sezionate per ridurle in strisce, secondo un processo molto popolare nelle arti tessili tradizionali. Reti da pesca, cravatte e ferri vecchi possono invece essere tessuti direttamente.
Luciano Ghersi, che subito dopo la laurea in Filosofia ottenuta nel 1976 ha sempre fatto il tessitore a mano, ci tiene moltissimo a dichiararsi artigiano ma ha fatto varie mostre in vere gallerie. Così lo presentò Bruno Munari, nel 1981: "Guardando uno di questi tessuti appeso al muro si può ripercorrere l'operazione del tessere e capire lo stato d'animo e il pensiero del tessitore. Cosa volete di più da un tessuto?"
Ghersi infatti non fa, né ricopia disegni progettati sulla carta; si appaga dei segni tracciati dai gesti corporei del tessere con un telaio: telai occidentali, orientali, africani, che ha incontrato in giro per il mondo.
Dice che "Ciascun telaio può offrire segni diversi, come diverse amanti possano dare diversi piaceri, se ci si accosta senza schemi e preconcetti. Così il tessitore insieme col telaio dà vita a una 'macchina desiderante'. E' un fatto ancestrale, risale alle origini di qualsiasi cultura... e questo può spiegare il misterioso fascino della tessitura.

Vernissage giovedì 9 febbraio 2012, ore 17-20

St.Stephen's Cultural Center Foundation
Viale Aventino, 17- ingresso, angolo con Via Aventina -

Mostra aperta dal 10 al 17 febbraio e dal 27 febbraio al 2 marzo
Contattare Agnès Martin alla mail: ssccf (((@))) ststephens-rome.com | 3392019315


FAQ

- Cosa mostra questa mostra?

Questa mostra mostra dei tessuti.

- Cosa sono i tessuti?

Tessuti sono prodotti con un telaio da tessitura utilizzando varie fibre tessili. Tessuti sono stoffe, arazzi, tappeti.

- Quali tessuti mostra questa mostra?

Sono tessuti che il tessitore Luciano Ghersi realizza con diversi tipi di telaio a mano: telai europei, orientali e africani.

- Luciano Ghersi è un artista o un artigiano?

Sebbene si qualifichi come tessitore, Luciano Ghersi è ampiamente attestato nel ruolo di artista contemporaneo però, come disse Oscar Wilde, "l'arte talvolta assurge ad un livello che può pure definirsi artigianato"

- Quali fibre tessili sono utilizzate?

Soprattutto materiali di recupero: carta di libri antichi, stoffe pregiate e campionari di alta moda, imballaggi di plastica, reti da pesca, calzerotti di lana, cravatte e ferri vecchi.

- Com'è possibile tessere questi materiali?

Prima di entrare nella tessitura, le pagine di libro, le stoffe e le plastiche sono sezionate per ridurle in strisce. Questo processo è molto popolare nelle arti tessili tradizionali. Reti da pesca, cravatte e ferri vecchi si possono tessere direttamente, non c'è bisogno di sezionarli.

- Tutto questo riciclaggio ha un significato ecologico?

Ghersi aderisce incondizionatamente alla poetica dell'opera aperta di Umberto Eco, secondo il quale il significato dell'opera d'arte non è mai chiuso né definitivo. Perciò il significante è piuttosto irrilevante. Ghersi ammette comunque, di non avere intenzioni ecologiche, perché non riconosce alcuna gerarchia tra le fibre pregiate e i rifiuti, cioè tra materia nobile o ignobile. Ghersi è piuttosto convinto che il lavoro dell'artista stia nell'emersione indiscriminata del cosiddetto spirito che è sempre insito nella materia... o dove, se no?

- Quale ruolo ha il disegno, inteso come progetto su carta, rispetto al lavoro esecutivo della tessitura?

Il ruolo del disegno preventivo è sempre irrilevante, quando non del tutto assente. Se un disegno si evidenzia, questo ha soprattutto un ruolo provocatorio. Così esso appare negli "Arazzi Giocondi" che sommergono l'icona leonardesca di Monna Lisa al flusso texematico della tessitura. Ogni icona è sincronica ed eterna: l'icona si ritaglia uno spazio senza tempo. Ogni flusso è diacronico: esso vive nel tempo ed è dunque, mortale, il suo ritmo è perciò imprevedibile. Dal Marocco alla Mongolia, l'arte della tessitura è sempre stata nomade.

- Come si situa il lavoro di Ghersi nel mainstream dell'arte contemporanea?

Ghersi è pressoché privo di educazione alle Belle Arti, si è soltanto laureato in Filosofia. Nei suoi primi lavori tuttavia, si riscontrano inconsce coincidenze con il costruttivismo, Bauhaus e astrattismo geometrico. E successivamente, con Dada, arte povera, concettualismo, action painting, pittura industriale di Gallizio, noveau realisme, Fluxus, Beuys e via discorrendo. D'altra parte, quelle stesse coincidenze si riscontrano più concretamente con le arti popolari della tessitura. Come infatti, ci insegna Asger Jorn: "Fin dall'antichità, i tessitori hanno trasmesso un insegnamento rivoluzionario in modo curioso e con forme più o meno bizzarre, mistificatrici e indirette. Una storia troppo conosciuta per studiarla seriamente".

- C'è qualche rapporto tra la tessitura e la filosofia?

Sì, ci sono moltissimi rapporti, che sono ampiamente attestati nei miti della Grecia, dell'Asia, dell'Africa e probabilmente, dell'Indo-America. La nostra attuale struttura neurologica della coscienza e dell'autocoscienza è soprattutto il frutto evolutivo di quella invenzione neolitica che è la tessitura. E' perciò che la visione di un telaio al lavoro può eccitare emozioni ancestrali.

- Dato che Ghersi non ha fatto l'Accademia, come ha imparato l'arte di tessere? Sarebbe forse un mestiere di famiglia?

Ghersi non ha formazione di bottega. Sostanzialmente è un autodidatta che, per quasi vent'anni, ha imparato soprattutto dai propri errori. Poi fu incaricato come maestro in vari progetti di cooperazione. Ebbe modo così, di imparare moltissimo dai propri allievi, tutti più o meno di formazione tradizionale, in Africa Nera, Nord Africa, Indie.

- A che cosa servono i tessuti di Ghersi?

Come tutti i tessuti, possono avere funzioni di arredamento, di abbigliamento, di arte e di status symbol. Sono come le ali di una farfalla: accrescono l'eccesso di volare con il surplus dei segni colorati.


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