Bologna, anzi San Lazzaro di Sàvena, 2000. Dino Gavina pensa di comporre il "Codice Universale del Design". Sostiene Gavina che i più grandi designer sono gli anonimi: i loro oggetti sfidano i secoli e pure i millenni, altro che le pugnette di oggi. Più o meno, Gavina si esprimeva così. L'immodesto progetto però non si concluse con la pubblicazione di un altro bel librone. Io, da modesto enciclopedista, gli avevo scritto qualche voce come questa, pescando le figure in biblioteca della Fondazione Lisio.
IL TELAIO
Ogni tessuto è composto da ordito e da una trama, che si incrociano tra loro in un telaio. Prima si tendono tanti fili paralleli, che formano l'ordito. Poi ci si infila dentro la trama: é un singolo filo continuo che, viaggiando sopra e sotto ogni filo dell'ordito, ci si incrocia e li collega tutti insieme. Un passaggio di trama dopo l'altro, cresce il tessuto.
Il segreto è nel telaio, che non è solamente una statica cornice: ha pure dei pezzi dinamici, che guidano gli incroci della trama con l'ordito.
Ciascun filo dell'ordito è allacciato da un occhiello o da una maglia, più maglie messe insieme formano un liccio. Tirando i licci, si apre alla trama una comoda strada tra i fili dell'ordito. Rilasciando i licci, i fili dell'ordito si richiudono intorno alla trama passata e, contemporaneamente, aprono un differente passo alla trama che sta per ripassare. Passo su passo, la trama si svolge a zig zag o, come si suol dire, fa la spola: difatti, viaggia avvolta in una spola, che sta imbarcata dentro a una navetta. Nel frattempo, si muove anche un pettine, che colpisce la trama appena passata, accostandola per bene alla stoffa già tessuta.
In teoria, il telaio è tutto qui. In pratica, ce n'è di ogni tipo. Nei modelli archeologici europei, ai fili dell'ordito si appendono quei pesi in terracotta che ritroviamo in tutti i musei; perciò qui l'ordito sarà verticale e si tesserà dall'alto verso il basso.
In certi modelli medio-orientali, l'ordito è pure verticale ma si tende fra due travi o due rulli, chiamati "terrestre" e "celeste": qui si tesse dalla terra verso il cielo. In altri modelli estremo-orientali, l'ordito viene teso rasoterra e il tessitore può sedersi sul tessuto: qui si tesse verso l'orizzonte.
Nei modelli indo-americani, l'ordito è mobile come un'amaca: sarà teso tra la vita di chi tesse e un appiglio più alto: così si tesserà in diagonale.
Gli Africani dell'Ovest si legarono i licci agli alluci, così loro muovevano i piedi e l'ordito gli si apriva da sé. Le mani si occupavano solo della trama: fu una gran comodità, resa ancora più comoda con l'adozione di pedali veri e propri.
D'altra parte, ci arrivarono pure i Cinesi e infine, gli Europei, che ci aggiunsero varie automazioni, a cominciare dal telaio jacquard. Pur con tutti i progressi, l'operazione del tessere è oggi ancora identica a quella dei telai più primordiali. Perciò, la struttura del tessuto sembra eterna. In realtà, è semplicemente umana (forse troppo...).
sabato 11 aprile 2009
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