venerdì 21 dicembre 2012

Il racconto di un tappeto maghrebino

 Qui di seguito si azzarda una lettura "genealogica", nel senso che questo tappeto certamente non ricalca un disegno preventivo né tanto meno, un disegno su carta. Alla fin fine, si potrà sempre in-quadrare, in-cornicare l'Opera (vale a dire: il tappeto) in un piano geometrico e spaziale (sincronico) ma l'Operazione creativa della tessitura va compresa (ovvero goduta esteticamente) nel suo piano Temporale (diacronico). I tappeti come questo sono fatti e vanno visti come un film di fotogrammi successivi, un muro di mattoni che s'innalza... e una pianta che cresce, sia in altezza che nei cerchi concentrici del tronco.
Non va poi poi dimenticato che l'Artista raramente ha sott'occhio il lavoro che ha già fatto, perché questo gli scorre continuamente sul retro del telaio, se persino non scompare, arrotolato nel subbio... Il tessuto è passato nel Passato, non è più Presente.
Anche in assenza di progetti "spaziali", ogni Autore dispone di schemi compositivi "temporali", che possono dirigere o per lo meno, orientare la sua composizione. Innanzitutto si tratta di schemi tradizionali: tramandati, cioè trasmessi, ed appresi con l'esempio, cioè come sequenze gestuali e non per lezione scolastica. E poi ci sono pure certi schemi personali, invenzioni individuali, che faranno lo stile inconfondibile di questo o quell'Artista, quando forse il Boucherouite cesserà di essere anonimo...

40.BOUCHEROUITTE-Ourika _ 230x140cm
Dalla mostra Stile Libero "Storie di arte tessile da Marrakech"
Foto gentilmente concessa da Verolino Contemporary


Composizione rigorosamente informale dove il flusso dei nodi è puramente lineare. L'Artista ha scelto di annodare di seguito ogni striscia senza alcuna interruzione. Esaurita una striscia di un colore (s.A), ne sceglie sempre una di colore differente (s.non-A). Si realizza così un sedimento ritmico di strati cromatici, salvo poche eccezioni deliberate.
Infatti, poco dopo l'inizio (cioè in basso), campeggia una zona più spessa di Celeste (azzurro? verde?), un colore forse raro, come un lapislazzuli, nello stock degli stracci disponibili all'Artista. L'Arancione (forse rosso in origine) è un'altra tinta rara, che sarà impiegata qua e là con parsimonia scandendo il ritmo della composizione.
Alla fine, l'effetto complessivo del tappeto è quasi prospettico come un paesaggio: si conclude in una sorta di cielo uniformemente Bianco, che è traversato da due imponenti raggi di sole: giù all'orizzonte e sù allo zenit. Questi sedimenti Gialli sono volutamente intensificati, ribadendo lo stesso colore per righe successive. Lo stesso Giallo comparve fugacemente all'inizio del tappeto sovrapposto a una riga Arancione (rossa?), posta a sua volta sopra alla preziosa Zona Celeste. Questa sequenza cromatica è indubbiamente la più vivace di tutto il tappeto ed essa si presenta come in primo piano rispetto all'ipotetico paesaggio in prospettiva.
Il Giallo poi scompare dalla composizione  e dopo una breve replica, poche righe al di sopra, e si concentra tutto nel finale: ai margini inferiore e superiore del "cielo bianco". E' plausibile l'ipotesi che all'Artista abbia accantonato il Giallo ritenendolo un intruso nell'equilibrio della sua composizione principalmente in Bianco, Grigio e Nero.
Ma, approssimando il termine dell'opera, pure il suo stock di stracci/colori andava ad esaurirsi: gli sarà avanzato il Bianco, che è sempre in abbondanza, e quel Giallo inopportuno. Così l'Artista fa' di necessità virtù e intensifica il Bianco fino a renderlo quasi padrone del campo, dove infine trova senso anche il Giallo dapprima inopportuno. Così si impone pure un equilibrio tra le due zone anomale in Orizzonte e Primo Piano, bilanciate come balze più importanti poste ai due estremi di un telo arcaico.

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